Era l'aprile del 2000 quando, nella sezione dedicata al "compra e vendi" di un magazine, apparve la richiesta della allora neo laureata Paola Silva Coronel. Nessuna risposta, almeno fino alla settimana scorsa
di Manuel Santangelo© tgcom
Il fascino del biliardino è immarcescibile. Un po' come gli squali, che secondo alcuni studi c'erano già ai tempi dei dinosauri, il calciobalilla ha retto all'invasione tecnologica e alle mode: mentre sulle consolle apparivano simulazioni sempre più realistiche del gioco del calcio, il passatempo da bar per eccellenza resisteva, più e meglio di pur affascinanti concorrenti come il Subbuteo, relegati ormai a una riserva di accaniti appassionati. Il biliardino no, lui non ha mai smesso di essere mainstream, tanto da spingere qualche mese fa persino il regime dei Talebani a occuparsene (vietandolo perché, a loro dire, i giocatori rappresentavano degli idoli).
Il calciobalilla sopravvive, meglio addirittura delle riviste, quelle dove a inizio millennio si scrivevano gli annunci oggi pubblicati su siti specializzati o su gruppi social. Proprio al 2000 dobbiamo tornare per scoprire l'origine di questa storia, che incrocia le vite di una allora neo laureata del Politecnico e di una signora, che dopo un quarto di secolo ha deciso di realizzare un suo sogno quasi dimenticato.
"Cercasi calciobalilla, in legno, con gettoni. Buono stato". L'appello di Paola Silva Coronel, pubblicato sul numero di aprile 2000 del mensile dedicato all'arredo Casamia stava in una riga. D'altra parte ai tempi le redazioni erano subissate di annunci simili, da pubblicare spesso e volentieri in apposite sezioni dedicate al "compra, vendi, scambia". Si trattava di un tipo di rubrica talmente comune da spopolare dovunque, persino su giornalini a fumetti come Topolino, ed era spesso il punto di partenza per infinite contrattazioni che potevano esaurirsi alla fine in un nulla di fatto. C'era poi il rischio concreto che a messaggi come quello di Paola non rispondesse proprio nessuno, facendo perdere la richiesta nell'oblio di pagine destinate a ingiallirsi. Era nell'ordine delle cose, un'eventualità possibile, che veniva accettata con serafica rassegnazione da chi era abituato in epoca pre-internet a non avere tutto e subito.
La protagonista di questa storia non ebbe nessun riscontro e mise quel sogno nel cassetto, dimenticandosene più o meno consapevolmente, distratta dalla vita che scorre veloce. Paola smise in fretta di essere una fresca laureata del Politecnico, diventando in poco tempo l'apprezzata professionista che desiderava essere ed ebbe pure i figli con cui sognava di giocare a biliardino in salotto. Non pensò più a quell'annuncio per anni, fino a quando una settimana fa il passato gli ha fatto uno squillo nella persona della signora Laura.
Non sorprende sapere che nessuno rispose subito alla richiesta di Paola: i biliardini "da bar" compresi di gettoniera come quello che desiderava lei, erano difficili da reperire e spesso gli stessi gestori dei locali li acquistavano a noleggio, rimandandoli indietro quando la serranda cadeva o il business non si considerava profittevole. Tutti desideravano al tempo un surrogato del biliardino da sfoggiare in salotto, anche se era difficile portarsi a casa il Sacro Graal rappresentato dal calciobalilla che includeva kit intercambiabili ispirati alle squadre di Serie A.
C'era in commercio in quel periodo persino una variante che all'occorrenza poteva servire da base di un tavolo da ping-pong o di una scrivania, per ammansire i genitori convinti all'acquisto dal potenziale multi-uso. Nulla però aveva il fascino di quei pesanti accrocchi con i giocatori rossi e blu che riempivano le nostre estati e a volte mettevano a rischio le amicizie. Era quello che voleva anche Paola ed era quello che le stava offrendo la donna che la chiamava dall'altro lato del telefono venticinque anni dopo.
Siamo a luglio del 2025. La signora Laura sta riordinando la soffitta della casa sul lago di Garda, suo buen retiro dove ormai passa molto tempo dopo la pensione, quando si imbatte in una pila di riviste. Sono tutti numeri di Casamia, un mensile ormai chiuso da anni. Presa dalla nostalgia Laura ne sfoglia qualche numero, rimanendo colpita dall'annuncio contenuto nella sua copia di aprile 2000: è quello di Paola e lei può ancora esaudire il suo desiderio. Guarda il vecchio e glorioso biliardino marca Longoni e capisce che è il momento di provare quantomeno a disfarsene.
Compila il numero di Paola Silva Coronel e, per sua fortuna, il telefono comincia a squillare. Poi la risposta di una voce femminile: è proprio lei, la donna che bramava un biliardino tutto per sé, con qualche anno e qualche capello bianco in più ma ancora con lo stesso numero di cellulare. Ovviamente ci vuole qualche secondo prima che Paola si ricordi di quell'annuncio e ci vuole qualche altro minuto per convincerla che non si tratti di uno scherzo: "Pronto, è Paola? Ho trovato un suo annuncio sulla rivista Casamia, che non esiste neanche più. Forse oggi non le interessa, ma ho qui un calciobalilla".
Una chiamata inaspettata che però, una volta razionalizzata, può portare solo una buona notizia. Paola torna per un attimo la ragazza che era un quarto di secolo fa e accetta la proposta: il matrimonio è finito, i figli ormai hanno 20 e 18 anni ma non è troppo tardi per esaudire un vecchio desiderio. Sente nella testa qualcosa di simile a Stevie Wonder mentre canta Signed, Sealed, Delivered (I’m Yours) e non resiste più. Si fa prestare un furgoncino e va a prenderlo personalmente sul Lago di Garda. Il biliardino è esattamente come lo aveva sognato: cassone in legno, manopole in ferro, giocatori rossi e blu. Non manca nulla.
Per una coincidenza del destino Paola ha persino il posto perfetto dove esporlo e, perché no, ogni tanto giocarci più o meno di nascosto: il suo nuovo studio-laboratorio al Gallaratese, in uno spazio assegnatole dal Comune. La donna, che oggi insegna Design proprio al Politecnico, ora ha trovato il perfetto arredo per il luogo dove lavorerà presto con studenti e colleghi.
"In un mondo che corre tutto digitale, ritrovare la fisicità e l’aggregazione, anche tra generazioni diverse, è un valore da coltivare", commenta entusiasta la protagonista di questa storia vintage al Corriere della Sera. Una storia che sarebbe piaciuta probabilmente pure ad Alejandro Finisterre, scrittore, poeta editore e combattente antifranchista durante la Guerra Civile spagnola, uno dei presunti inventori del calciobalilla, che sicuramente avrebbe amato vedere la sua creatura al centro di una vicenda tanto poetica.