IL CASO

A Venezia un 52enne assolto dopo il rapporto con una 15enne, i giudici: "C'era il consenso"

La decisione di assolvere l'uomo è stata motivata con una serie di messaggi inviati dalla ragazzina, tra cui anche uno con scritto "sei mio"

13 Dic 2025 - 08:21
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"Una sentenza che ci riporta indietro di 30 anni. Ancora una volta non si crede a una ragazza, la si accusa di aver provocato. Il "lei ci sta" diventa prova contro la sua parola, si sostiene sia stato il suo comportamento a legittimare la condotta di un uomo adulto". Così l'avvocata Maria Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale di Differenza Donna ha commentato la decisione del tribunale di Venezia, che ha assolto un uomo di 52 anni dall'accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di una ragazza di 15 anni. Un peso determinante lo hanno avuto i messaggi acquisiti agli atti: chat e immagini intime che, per i giudici, non dimostrano una situazione di obbligo o di pressione irresistibile. In una conversazione la ragazza scriveva all'uomo "Sei mio", un elemento che il collegio ha ritenuto incompatibile con il racconto di una relazione subita esclusivamente per paura o costrizione.

La motivazione della sentenza

 Al centro della decisione c'è il tema della costrizione. Nella motivazione letta in aula, i giudici spiegano che la violenza sessuale, così come oggi definita dal Codice penale, richiede la prova di una costrizione fisica o psicologica tale da annullare la libertà di autodeterminazione della vittima. Prova che, secondo il tribunale, non è emersa in modo sufficientemente chiaro nel corso del processo. Il collegio giudicante, composto da tre magistrate, ha ritenuto che non fosse stato possibile accertare l'assenza di consenso oltre ogni ragionevole dubbio, elemento imprescindibile per configurare il reato secondo l’attuale impianto normativo. La versione fornita dalla giovane è, inoltre, stata definita "inverosimile" alla luce dell'intero materiale probatorio. Il tribunale ha riconosciuto comunque che si è trattato di una relazione segnata da "una diversa maturità", formulando un giudizio etico sul comportamento dell’adulto. Ma, precisano le giudici, si tratta di una valutazione che "non presenta rilievo penale".

La ricostruzione della vicenda

 I fatti risalgono alla fine del 2020. Secondo l'accusa, la relazione sarebbe nata sui social network: apprezzamenti su Instagram, messaggi sempre più confidenziali e, con il tempo, chat dai contenuti espliciti. Da lì sarebbero seguiti incontri e rapporti sessuali protrattisi per circa nove mesi. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a otto anni di reclusione, sostenendo che l'uomo avesse esercitato una pressione costante sulla ragazza, chiedendo insistentemente di incontrarla nonostante i suoi rifiuti e arrivando, in almeno un episodio, ad avere un rapporto completo contro la sua volontà. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe creato un clima di oppressione tale da indurre la minorenne ad assecondarlo con incontri regolari.

La ragazza, ascoltata anche in aula, aveva raccontato di essersi sentita costretta. Tuttavia, per il tribunale, il suo racconto non ha trovato riscontri sufficienti. I giudici hanno ricostruito anche il momento in cui i genitori scoprirono la relazione e presentarono denuncia: in quella fase, la quindicenne avrebbe attribuito all'uomo la responsabilità della situazione. Secondo il collegio, non può essere escluso che la giovane, messa alle strette dal padre, abbia cercato una versione dei fatti in grado di proteggerla dalla reazione dei genitori, che non avrebbero mai accettato quella relazione. I giudici non escludono neppure l’ipotesi di un reale coinvolgimento sentimentale.

Cosa prevede la legge

 La sentenza si inserisce in un quadro normativo che fissa l'età del consenso a 14 anni, ma che richiede la prova della violenza o della costrizione per configurare il reato di violenza sessuale. Proprio questo aspetto è oggi al centro del dibattito politico e giuridico: la decisione di Venezia rischia di diventare un caso emblematico nella discussione su come definire, in modo più chiaro ed efficace, il concetto di consenso e la tutela dei minori nelle relazioni segnate da forti squilibri di età e di potere.

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