La 34enne tedesca è in fin di vita. Stava scappando dalla struttura sanitaria riabilitativa per autori di reati con disturbi psichici che la ospitava
Ventotto mesi dopo aver spezzato tre vite, Angelika Hutter è stata investita e lotta tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva neurochirurgica all'ospedale Borgo Trento di Verona. La donna nel 2023 travolse e uccise un bambino di due anni, suo padre e la nonna a Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese.
L'incidente è avvenuto nel pomeriggio di lunedì 29 dicembre a Ronco all'Adige in un tratto particolarmente trafficato. La donna è stata investita da un'auto guidata da un uomo di 77 anni. Secondo le prime ricostruzioni, l'auto procedeva a velocità contenuta, ma l'impatto è stato comunque violento. La 34enne ha riportato lesioni gravissime ed è stata trasportata d'urgenza all'ospedale, dove si trova ricoverata in terapia intensiva con prognosi riservata. Le sue condizioni restano estremamente critiche.
Hutter stava scontando la pena in una struttura sanitaria di Ronco all'Adige, dove seguiva un percorso di riabilitazione psicologica dopo la condanna a 4 anni e 8 mesi, patteggiata per la strage di Santo Stefano di Cadore. Poco prima dell'incidente, la donna si sarebbe allontanata dalla comunità scavalcando una recinzione. Resta da chiarire se stesse camminando lungo la carreggiata o se abbia tentato di attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali. Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi.
La strage di Santo Stefano di Cadore - Il nome di Angelika Hutter è legato a una delle tragedie stradali più sconvolgenti degli ultimi anni. Il 6 luglio 2023, a Santo Stefano di Cadore, la donna era al volante di un'Audi A3 nera a noleggio quando travolse una famiglia in vacanza. Nell’impatto morirono Marco Antonello, 47 anni, il figlio Mattia di appena due anni e la nonna Maria Grazia Zuin, 67 anni. Solo la madre del bambino e il nonno riuscirono a salvarsi. Secondo le indagini, Hutter aveva compiuto una manovra estremamente pericolosa prima di perdere il controllo dell’auto.
Ritenuta affetta da seminfermità mentale, la 34enne aveva patteggiato una pena ridotta, da scontare in una struttura sanitaria più che in un carcere tradizionale.