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Omicidio Giulia Tramontano, almeno 8 ricerche di Alessandro Impagnatiello su "come uccidere un feto"

Il delitto, avvenuto il 27 maggio 2023, era stato ampiamente preceduto dalle ricerche in Rete del killer: le prime già il dicembre precedente

Omicidio Giulia Tramontano, almeno 8 ricerche di Alessandro Impagnatiello su "come uccidere un feto" - foto 1
Da video

Sono almeno 8 le ricerche effettuate da Alessandro Impagnatiello con le parole "avvelenare feto", "uccidere feto", "veleno per topi incinta", "veleno per topi gravidanza" (ed espressioni simili) pochi giorni dopo che la fidanzata Giulia Tramontano aveva scoperto di aspettare un bambino.

È quanto emerge dalle slide elaborate dai carabinieri di Milano per mostrare nel processo i risultati delle copie forensi sui dispositivi del barman 30enne, imputato di omicidio volontario pluriaggravato della compagna, occultamento di cadavere e provocato aborto per averla uccisa con 37 coltellate il 27 maggio 2023 e aver tentato di bruciarne il corpo.

 

Omicidio Giulia Tramontano, almeno 8 ricerche di Alessandro Impagnatiello su "come uccidere un feto" - foto 2
Tgcom24

 


Giulia Tramontano scopre di essere incinta a fine novembre 2022. Tra il 12 e il 14 dicembre Impagnatiello cerca "veleno topi", associato al nome di marchi e negozi di rivendita e "veleno topi gravidanza" con varie declinazioni. Fa anche una ricerca, non datata nelle slide, con la stringa "ammoniaca feto". Il 9 dicembre 2022, sei mesi prima dell'omicidio, Tramontano si scambia numerosi messaggi WhastAspp con la madre che vive in Campania, Loredana Femiano. Le scriveva: "L'acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca. Te ne accorgi solo se bevi dalla bottiglia, l'ho buttata e l'ho tagliata per sentire meglio e puzza tantissimo".
 

 

Veleno e indirizzi falsi: in 96 ore il (tentato) depistaggio di Impagnatiello

 Urla di "donna" sentite dalla vicina; ricerche su come lavare il sangue fatte sul cellulare davanti ai carabinieri; nomi di amiche inventate e indirizzi di Milano inesistenti. Il tentativo di depistare le indagini sull'omicidio di Giulia Tramontano da parte di Alessandro Impagnatiello si è sgretolato in 96 ore: quelle fra la "scomparsa" della 29enne - incinta al settimo mese di gravidanza - inquadrata l'ultima volta viva alle 19.06 di sabato 27 maggio 2023 mentre rientra nella casa di via Novella 14 a Senago, e la notte fra il 31 maggio e l'1 giugno con il ritrovamento del cadavere, bruciato e avvolto in teli di plastica, in un anfratto dietro a una fila di box in via Monte Rosa.

 

Quattro giorni ricostruiti minuto per minuto dalle domande della pm Alessia Menegazzo e l'aggiunta Letizia Mannella nel processo per omicidio volontario pluriaggravato davanti alla Corte d'assise di Milano, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja. In 5 ore Impagnatiello non alza mai lo sguardo, tiene il viso tra le mani e trema quando viene mostrata la foto del corpo fra le sterpaglie. Testimoni tre carabinieri che hanno svolto le indagini, due vicini di casa (uno a sua volta appartenente all'Arma) e il titolare della ditta di pulizie incaricata nel condominio.

 

La ricostruzione dell'omicidio

 Tutto inizia domenica 28 maggio: la sera prima Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate e il corpo bruciato nella vasca da bagno e nel box. Nessuno lo sa ancora. Dopo l'alba il 30enne esce dall'appartamento in cui è rientrato l'ultima volta di notte alle 3.22. Fa una sosta, getta documenti e telefono (mai trovato) della ragazza in un tombino al McDonald di via Rubicone e va al lavoro. Dall'Armani Cafè di via Montenapoleone le scrive "riposati tu", "Hey ma sei ancora a letto?". Giulia, però, non risponde a nessuno. Si preoccupano i familiari e madre del barman che fa irruzione in casa e non la trova. Alle 19 Impagnatiello denuncia in caserma a Senago la scomparsa.

 

Dai primi accertamenti dei carabinieri il telefono di lei è "muto", ospedali e 118 non l'hanno vista. Il fidanzato dice di essere uscito di notte per comprare droga in viale Certosa 390, un civico che non esiste. Prima ha avuto una "discussione pacifica" con la compagna che ha scoperto la relazione parallela con una collega di lavoro. La stessa che afferma, invece, di aver saputo da lui che Giulia è in compagnia di tale 'Samanta'. Nome inventato per un'amica che non c’è. È notte quando i carabinieri vanno a casa della coppia. Trovano una lavatrice che ha appena finito il ciclo con biancheria bagnata. La Volkswagen T-Roc del 30enne puzza di benzina. Lui dà una strana spiegazione su bottiglie di carburante acquistate con i soldi delle mance e rovesciate nel baule. Nello zaino ha del topicida - lo stesso rilevato dall'autopsia - che sostiene di usare per scacciare i roditori da una piazzetta di Milano dove va a fumare. Omette ai militari la presenza di un box nel palazzo.

 

 

Le ricerche in Rete anche su come rimuovere il sangue

 La svolta martedì 30 maggio: l'addetto alle pulizie entra in servizio e trova il flacone di candeggina svuotato e un profumo industriale sparito. Vede due volte Impagnatiello entrare-uscire dalla zona cantine-pattumiera con in mano il prodotto chimico e un aspirapolvere per auto. Sente "rumori di trascinamento, come un cartone o un sacco molto pesante". La macchina, segnalata da un carabiniere in mattinata con tre finestrini aperti e odore di "lavanda", lascia via Novella alle 11.52 e non fa rientro fino al giorno successivo. Mercoledì mattina i militari della Scientifica convocano il 30enne ed eseguono il luminol sul veicolo che evidenzia tracce di sangue nel bagagliaio e sulla portiera. Fanno la copia forense del telefono da cui emergerà che negli stessi minuti (11.06) cercava su Internet "rimuovere macchie di sangue".

 

Lo smartphone apre uno squarcio sui mesi che precedono la tragedia: Impagnatiello ha cercato "quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona" il 7 gennaio 2023 e, tra dicembre 2022 e maggio 2023, ci sono le stringhe "veleno per topi incinta", "veleno per topi in gravidanza", "veleno per topi uomo". Il 5 febbraio acquista online sotto il falso nome di Andrea una bottiglia di cloroformio, sequestrata dagli investigatori. "Quando ha visitato il sito dov'era?", chiede la pm Menegazzo. Secondo i tabulati "in aeroporto a Malpensa. Attendeva il rientro della fidanzata da Napoli", risponde un maresciallo della Omicidi.

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