Dopo la vicenda del Leoncavallo e le parole del ministro Piantedosi, "non ci muoveremo da qua", afferma Luca Marsella dal palazzo romano occupato dal 2003, mentre la Corte dei Conti...
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"Al contrario di quello che non hanno fatto al Leoncavallo, se dovessero arrivare per sgomberarci, noi difenderemo il palazzo. Non è una dichiarazione di guerra o una provocazione. Ma la nostra occupazione non può essere paragonata a quella di Milano", afferma a Il Corriere della Sera Luca Marsella, portavoce di CasaPound Italia e uno dei responsabili del movimento dei "fascisti del terzo millennio", guidato dal presidente Gianluca Iannone. Le parole arrivano in risposta al ministro Piantedosi dal Meeting di Rimini e a pochi giorni dallo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano. Intanto, la Corte dei Conti tira le somme sui mancati introiti derivanti dall'occupazione.
"Non ci tirate in mezzo alla storia di Milano - la richiesta al Corriere di Marsella, - ma sappiate che vogliamo avere lo stesso trattamento riservato ai centri sociali di sinistra: l'operazione milanese è stata un bluff per regolarizzare un'illegalità, non c’è stato sgombero, ma un accordo con il Comune per trasferirlo in un capannone".
"Prendersela con la nostra occupazione è strumentale, anche perché non abbiamo rapporti con il governo e facciamo una politica antisistema. Non c'è nessuna difesa di CasaPound da parte del governo. Anzi", aveva già più volte ribadito negli ultimi giorni Marsella. "Non è vero, poi, che non siamo mai stati oggetto di sgomberi, anzi ne abbiamo subiti sia da amministrazioni di centrodestra e sia da quelle di centrosinistra. Solo che noi, a
differenza di altri, per le occupazioni veniamo condannati. Ma da qui non ci muoveremo", assicura a Il Corriere.
"Sarei ipocrita - aveva aggiunto ancora in altre sedi Marsella - se dicessi che CasaPound è contro le occupazioni, perché nasce sulle occupazioni per l'emergenza abitativa. E oltre al problema dell'emergenza abitativa c'è un problema di spazi abbandonati alla speculazione e al degrado. Questo è un dato di fatto, e se non si opera per recuperarli, questi spazi non possono rimanere abbandonati. Ma mentre a sinistra c'è un business delle occupazioni, dall'altra parte c'è una sola occupazione che dà casa a 20 famiglie italiane senza scopo di lucro".
"C'è una differenza di fondo tra il Leoncavallo e CasaPound: il primo era una proprietà privata mentre nel caso di CasaPound si tratta di una proprietà del demanio, un palazzo abbandonato al degrado che abbiamo rimesso in piedi dando casa a 20 famiglie italiane", la conclusione.
La nascita del primo centro sociale di estrema destra il 27 dicembre 2003 coincise con l'occupazione del palazzo di sei piani di proprietà dell'Agenzia per il Demanio in via Napoleone III, vicino alla stazione Termini. Nel 2023 dieci attivisti, ritenuti responsabili dell’occupazione di via Napoleone III, sono stati condannati a due anni e due mesi.
Ora l'edificio, sequestrato a maggio 2020 e costato — secondo la Corte dei Conti — 4,6 milioni di euro di mancati introiti per il Demanio a causa dell'occupazione che per i giudici ha impedito di poterlo affittare, è anche più di prima al centro delle polemiche, perché dopo quasi 22 anni lo Stato non ne è ancora rientrato in possesso.
Il calcolo, fatto dai magistrati della Corte dei conti nell'atto con cui chiude l'indagine sull'immobile occupato, chiama a risarcire il danno erariale per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni nove dirigenti dell'Agenzia del demanio e del Miur, proprietario dell'immobile.