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I rave party diventano un reato: fino a 6 anni per chi li organizza

Il decreto arriva dopo il raduno illegale organizzato a Modena. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: "Confidiamo che la norma possa costituire un deterrente"

I rave party diventano un reato: fino a 6 anni per chi li organizza  - foto 1
IPA

Organizzare e partecipare ai rave party diventa un reato, il 434-bis, punibile con pene fino a 6 anni di reclusione.

Durante il primo Consiglio dei ministri operativo arriva la stretta del centrodestra sui raduni illegali, tema caldo dopo quanto accaduto a Modena nelle ultime ore. Il 434-bis del codice penale istituisce dunque una nuova fattispecie di reato: "Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica". Il pacchetto prevede inoltre la confisca obbligatoria dei veicoli e degli strumenti necessari, l’obbligo del ripristino dei luoghi e l’utilizzo di intercettazioni per indagare sul reato.

La decisione - Non è la prima volta che il governo si occupa della questione, già la precedente ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, aveva messo a punto delle norme, mai approvate, che mettessero l'Italia al passo con altri Paesi europei nel contrasto ai rave. Secondo il ministro dell'Interno Piantedosi il decreto rispetta i requisiti di necessità e urgenza a causa dell’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese. “Si tratta di eventi - ha spiegato - non solo pericolosi per le stesse persone che partecipano, ma molto dispendiosi per l'impiego di forze dell'ordine che ne consegue. Sono ora previste sanzioni significative e confidiamo che la norma possa costituire un deterrente".  In conferenza stampa Piantedosi, ha respinto le critiche di Giuseppe Conte sul mancato intervento del raduno fascista a Predappio: "Sono cose completamente diverse. Predappio è una manifestazione che si svolge da tanti anni, sul rave c'era la denuncia del proprietario".

 

Modena, lo sgombero del rave party abusivo

 

Cosa è un rave party - L’essenza di un rave è nel nome stesso, che altro non è che l’abbreviazione di “rave up” cioè festa scatenata, “to rave” significa delirare o farneticare e inaftti durante questi raduni illegali è diffuso l'uso di stupefacenti, soprattutto pasticche di ecstasy che possono accompagnare le tante ore trascorse a ballare. La moda arriverebbe dalla Gran Bretagna, i rave party si svolgono all'aperto o in capannoni industriali. Si va da alcune migliaia di persone fino a 50mila presenze che scoprono l’esatta ubicazione del posto del raduno solo poche ore prima, in modo che le forze dell'ordine si accorgano del ritrovo solo quando ormai il numero dei partecipanti è così massiccio da avere più difficoltà a interromperlo.

 

La norma anti-rave party

Varata dal governo Meloni la fattispecie di reato per invasione di terreni o edifici pubblici o privati commessa da più di 50 persone. Previste sanzioni da mille a 10mila euro e la reclusione da 3 a 6 anni. 

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Non è chiaro quale fu il primo rave della storia, se i raduni al ritmo della musica techno a Chicago o a Londra, l’unica cosa certa sembrerebbe l’epoca: gli anni ‘80. C'è però invece chi fa risalire la nascita addirittura ai free festival del 1967 quando in California nacque la prima Summer of Love, manifestazione hippy e pacifista, i cui elementi erano lsd ed acid rock. Il rave che nei giorni nostri scatenò le più aspre polemiche fu quello del 2021 svoltosi a Valentano in provincia di Viterbo. Sei giorni con circa 3.000 partecipanti e un bilancio pesantissimo: un ragazzo di 25 anni trovato morto nel lago di Mezzano, ritenuto uno dei partecipati al ritrovo, due ragazze che denunciarono di essere state stuprate, decine di ricoverati per coma etilico e timori per la diffusione del contagio da coronavirus. 

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