LA STORIA DI ARIFE

Torino, sparò alla sua ex: dopo un anno va ai domiciliari | Lei: "Ho paura per me e i miei figli"

Il tribunale ha scarcerato l'uomo perché è stato "collaborativo nelle indagini" e "si è ravveduto". Ma la vittima non ci sta: "Ora vivo nel terrore, non voglio essere l'ennesima donna ammazzata"

08 Lug 2023 - 16:07

Ad aprile 2022, in via Domodossola a Torino, il 39enne Hamza Dritan sparò sei colpi di pistola ad Arife Hyseni, la donna che all'epoca frequentava. Condannato a 9 anni e dieci mesi, l'uomo è già uscito dal carcere ed è ai domiciliari. Ora la 35enne, in un'intervista a La Stampa, si dice "delusa, arrabbiata, amareggiata" e spiega di avere "paura per sé e per i quattro figli". "Come si fa a dare i domiciliari a una persona che voleva ammazzarmi? Mi sono sempre fidata della giustizia, ma ora non più", dice.

La decisione del tribunale - Come riporta il quotidiano torinese, all'uomo - accusato di lesioni personali e anche di violenza sessuale - sono stati inflitti 9 anni e dieci mesi in primo grado, e dovrà versare una provvisionale di 40mila euro alla donna e 16mila euro ai figli di lei. In carcere da un anno e tre mesi, ora andrà ai domiciliari. 

Nei giorni scorsi, infatti, il tribunale di Torino ha deciso di accogliere un'istanza dei legali del 39enne, disponendo per lui "gli arresti domiciliari con particolari modalità di controllo". In sostanza, dovrà indossare il braccialetto elettronico e il suo domicilio verrà tenuto sotto controllo dalle telecamere e dalle pattuglie dei carabinieri. Dritan ha anche "il divieto assoluto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con persone diverse da quelle che abitano con lui o con i difensori".

"Si è ravveduto ed è stato collaborativo" - Ma perché questa decisione? La Stampa spiega che il tribunale di Torino ha tenuto conto di diversi fattori: "il ravvedimento dell'uomo" (da lui spiegato in una lunga lettera), "il suo comportamento collaborativo nelle indagini e anche all'interno del carcere" e "l'offerta risarcitoria di 3mila euro alla vittima". Ma l'ex compagna ha molta paura: "Da quando mi ha sparato sono in cura da psicologi e psichiatri, non riesco più a riprendere in mano la mia vita", dice al giornale. Ora il suo avvocato promette battaglia contro la concessione dei domiciliari.

"Vivo nel terrore" - "Io e i miei quattro figli ci chiudiamo in casa perché viviamo nel terrore. E nessuno si azzardi a dire che esagero. Chi può sapere cosa è in grado di fare quell'uomo? Io non voglio essere l'ennesima donna ammazzata, ho quattro figli tutti minorenni che voglio vedere crescere", spiega Hyseni. Al quotidiano ha anche rivelato che Dritan le "controllava il cellulare" e la "costringeva a uscire in tuta" perché "non voleva che mettesse i jeans".

"Mi minacciava, si presentava sotto casa mia" - "L'ho lasciato una decina di volte, ma lui chiamava i miei amici, si presentava sotto casa mia. Mi minacciava, mi mostrava coltelli e bastoni. Ero obbligata a tornarci insieme. Ed ero terrorizzata", racconta ancora. Poi, quando lo ha lasciato definitivamente, quegli spari in via Domodossola. Tre proiettili calibro 12 sono ancora nella sua gamba e nel suo ginocchio sinistro: estrarli, spiegano i medici, sarebbe troppo rischioso.

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