Dopo l’incidente costato la vita a un uomo, si riaccendono le domande sui sistemi di controllo all’interno degli aeroporti. Ecco cosa prevedono le regole
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L’episodio che ha coinvolto un uomo che morto dopo essere finito nella zona operativa di volo all’aeroporto di Orio al Serio ha acceso i riflettori sulla sicurezza dello scalo. Seppur dotato di sistemi di sorveglianza e piani di emergenza, resta da chiarire come sia stato possibile superare barriere, controlli e recinzioni fino a giungere vicino a un aereo in fase di decollo.
L’aeroporto di Orio al Serio è gestito da SACBO, che è responsabile della sicurezza infrastrutturale e operativa. Tuttavia, i controlli sono suddivisi tra più soggetti. L’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ha il compito di definire le normative e autorizzare i piani di emergenza. Sul campo operano anche Polizia di Stato, Guardia di Finanza e sicurezza privata, ciascuno con compiti specifici. La complessità della catena di controllo implica che ogni componente debba essere allineato per prevenire intrusioni. In particolare, le aree cosiddette “airside”, cioè quelle a diretto contatto con la pista, sono soggette a limitazioni severe, sia per i veicoli che per il personale.
Lo scalo è dotato di recinzioni perimetrali e di accessi regolati da badge elettronici, lettori biometrici e presidi fissi. Dal 2022, SACBO ha implementato un sistema di intelligenza artificiale che analizza in tempo reale le immagini delle telecamere e segnala movimenti anomali o presenze sospette. Oltre alle barriere fisiche, sono attivi piani di emergenza come il PEA, aggiornato nel 2024, che stabilisce i protocolli in caso di violazioni del perimetro. Tuttavia, questi strumenti richiedono un intervento tempestivo del personale per risultare efficaci. Anche un sistema all’avanguardia non può impedire intrusioni se la risposta umana non è rapida.
Tra le ipotesi al vaglio dopo l’incidente, ci sono la possibilità di un varco lasciato aperto, una falla nella sorveglianza o una recinzione compromessa. Anche un passaggio in una “zona cieca”, fuori dal raggio delle telecamere o con copertura limitata, potrebbe aver favorito l’intrusione. Il sistema automatizzato può segnalare un’anomalia, ma senza una presenza costante e un coordinamento efficace, l’azione correttiva può arrivare troppo tardi. In uno scenario aeroportuale, anche pochi secondi possono fare la differenza tra una situazione sotto controllo e un rischio grave.
L’episodio riaccende ovviamente il dibattito sulla sicurezza e potrebbe portare SACBO a rivedere i protocolli interni. Tra le opzioni sul tavolo potrebbero esserci il rafforzamento delle zone cuscinetto tra perimetro esterno e pista, l’aumento della videosorveglianza in punti critici e la revisione delle modalità di pattugliamento. ENAC ha già emesso nuove ordinanze per regolare meglio l’accesso alle aree più sensibili. È previsto anche un ampliamento delle procedure di verifica per il personale, nonché un controllo più rigido su mezzi autorizzati e varchi di servizio.
Oltre alla tecnologia, resta cruciale l’elemento umano. Le forze dell’ordine e il personale addetto alla sicurezza sono chiamati a svolgere controlli sistematici e a reagire con prontezza a ogni segnalazione. La formazione periodica, prevista dai regolamenti aeroportuali, è un fattore decisivo per garantire l’efficacia dell’intervento. L’esperienza insegna che il miglior sistema di sicurezza è quello che riesce a evitare il pericolo prima che si verifichi. E questo passa attraverso addestramento, manutenzione costante e collaborazione tra tutte le figure coinvolte.