L'uomo, oggi 23enne, dopo aver scontato 26 anni di detenzione e quando avrà 48 anni, potrà poi ottenere a determinate condizioni la liberazione condizionale
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Dopo la clamorosa rinuncia all'appello di FilippoTuretta, e il suo "sincero pentimento" messo per iscritto in una lettera, ora tocca alla Procura generale di Venezia decidere, a sua volta, se rinunciare all'appello contro la sentenza di primo grado sull'omicidio di Giulia Cecchettin. L'ergastolo è già la pena massima e, anche se si arrivasse al processo d'appello, con il riconoscimento delle due aggravanti escluse in primo grado, Turetta non dovrebbe stare più tempo in cella. All'imputato i giudici potrebbero però infliggere l'isolamento diurno.
Turetta, che oggi ha 23 anni, potrà chiedere i primi permessi premio dopo avere scontato almeno dieci anni di pena, dopo aver compiuto i 32 anni. Sono permessi a cui hanno diritto coloro che hanno avuto una buona condotta in carcere e non sono ritenuti pericolosi e servono ai detenuti per stare con i parenti alcune festività o in altre occasioni. I permessi premi, è bene ricordarlo, sono benefici non automatici concessi per permettere il graduale reinserimento nella società e per poter avere contatti con il mondo esterno.
Turetta poi, secondo Il Gazzettino, potrà chiedere e ottenere la liberazione condizionale (cioè la parte finale in libertà vigilata fuori dal carcere) soltanto dopo aver scontato 26 anni di detenzione, vale a dire quando Turetta avrà 48 anni. È previsto anche un anticipo dopo 21 anni di pena scontata, questo grazie alla liberazione anticipata sempre che il detenuto abbia tenuto una buona condotta.
I legali della famiglia della vittima insistono invece che il processo d'appello sia celebrato e che vi sia il riconoscimento anche delle aggravanti della crudeltà e dello stalking. Il perché, spiegano sempre secondo gli avvocati, andrebbe ricondotto all'enorme valore simbolico in un momento dove il dibattito sulle violenze alle donne è particolarmente sentito.