"SONO COMMOSSO, NON ME LO ASPETTAVO"

Milano, il gesto di solidarietà dei colleghi: gli donano le ferie per curare il papà malato

Fabio aveva esaurito i permessi per assistere il padre Bruno, malato oncologico. E così un gruppo di lavoratori ha deciso di regalargli dei giorni di vacanza

08 Lug 2025 - 09:19
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Fabio Ippolito, 42 anni, impiegato alle Poste di Milano Roserio, aveva esaurito i permessi per assistere suo padre Bruno, 68 anni, anche lui ex dipendente delle Poste, affetto da tumore e ora in condizioni critiche. E così i suoi colleghi, in segno di vicinanza, hanno deciso di donargli le ferie. "Quando papà lo ha saputo si è molto commosso, come anche io. Poi mi ha sussurrato: 'Ma tu guarda i nostri colleghi cosa hanno messo in moto'", ha raccontato Fabio.

La storia di Fabio e Bruno - Come riporta il Corriere della Sera, Bruno da giovane si è trasferito da Napoli a Milano, dove ha lavorato per 32 anni alle Poste: prima nella sede in zona Farini, poi al Centro di smistamento Milano Roserio. Ora è in pensione. Dal 2004, proprio nello stesso Centro, lavora il figlio Fabio. Che a partire da marzo 2025 ha dovuto consumare permessi e ferie per assistere tutto il giorno Bruno, che ha scoperto di avere un tumore. Fabio, in difficoltà, ha chiesto all'azienda di poter accedere all'aspettativa non retribuita.

Il regalo - Proprio in questa fase difficile è arrivato un regalo inaspettato. Come scrive il Corriere, il monte ore delle ferie di Fabio è salito da zero a 38 giorni. Merito dei colleghi delle Poste, che per l'occasione hanno deciso di sfruttare la cessione delle ferie solidali, novità contenuta nell'ultimo rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Visto che il monte annuale di ferie alle Poste è pari a 29 giorni, ora Fabio si ritrova più di un anno di ferie.

La mobilitazione - Siccome chi dona resta anonimo, Fabio non sa chi sono i benefattori. Ma sa che a coordinare il tutto è stata Celeste Betruce, caposettore operativo del reparto. "Lavoro in Poste da 27 anni e quando sono arrivata qui, prima ho conosciuto Bruno e poi suo figlio Fabio. A marzo abbiamo saputo la triste notizia", racconta la donna. "Un giorno, un collega è venuto a chiedermi se poteva donare delle ferie a Fabio. Da lì mi sono attivata con le risorse umane e poi abbiamo fatto girare la voce", ha raccontato al Corriere

"Non perderò lo stipendio" - "Quando la mia responsabile mi ha detto di questa catena di solidarietà mi sono commosso. Mi sono sentito parte di qualcosa che va oltre il lavoro. Perché l’azienda mi ha sempre dato una mano, non mi hanno mai negato alcun permesso, ma un gesto così grande davvero non lo immaginavo", ha detto Fabio. "Mi permette di non perdere lo stipendio e anche l’anzianità di servizio e allo stesso tempo di essere accanto ai miei genitori. Inoltre, anche i nostri colleghi stanno vicino a papà, non solo con le ferie donate, ma anche con i messaggi su una chat di ex dipendenti", ha aggiunto.

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