Emergono i dettagli dell'omicidio: narcotizzato con la limonata, soffocato con i lacci delle scarpe e ricoperto di calce viva comprata online. La madre: "Avrei lasciato i resti in montagna come voleva lui"
Fin dal momento della scoperta del delitto di Alessandro Venier a Gemona, la madre Lorena ha detto che il figlio era stato ucciso insieme da lei e dalla nuora Mailyn Castro Monsaldo. Ora però, secondo quanto riporta il Corriere del Veneto, emerge il resoconto della telefonata al 112 della compagna colombiana della vittima. E quelle parole pronunciate al telefono potrebbero cambiare tutto.
Secondo il quotidiano, infatti, l'operatrice del 112 ha riferito ai carabinieri che Mailyn, mentre era al telefono, avrebbe chiesto aiuto per fermare la suocera: "No Lorena... Aiuto... Venite in via dei Lotti. Mia suocera vuole ammazzare suo figlio". E quando sono arrivati nella casa di Gemona, Lorena Venier ha cercato di impedire alla nuora di parlare, e poco dopo è stato trovato il corpo in garage. Fatto a pezzi e ricoperto di calce viva che, è emerso successivamente, era stata acquistata alcuni giorni prima online.
I nuovi elementi potrebbero così cambiare il quadro della vicenda, che per il momento ruota attorno alla confessione della madre di Alessandro Venier. Che durante l'interrogatorio ha riferito che il figlio era violento, e che la vita della nuora era in pericolo. Anche perché Alessandro Venier aveva detto alla madre che lui, la compagna e la figlia sarebbero partiti (sabato 26 luglio, il giorno successivo al delitto, ndr) per trasferirsi definitivamente in Colombia. E lì il figlio, senza più la madre a trattenerlo, "l'avrebbe finita".
Così la donna ha confessato di aver fatto "una cosa mostruosa", e ha fornito i dettagli dell'omicidio. Prima, secondo il suo racconto, lei e la nuora avrebbero sciolto un narcotico nella limonata fatta bere a Venier. Ma poi, lui era ancora vivo, e così la madre, che è infermiera, gli ha fatto due iniezioni di insulina per renderlo incosciente. E quindi hanno provato a soffocarlo a mani nude, ma non riuscendo "Mailyn ha preso i lacci delle scarpe, finendolo". E una volta compiuto l'omicidio, le donne hanno fatto a pezzi il cadavere con un attrezzo per la legna e l'hanno nascosto in un bidone ricoperto di calce viva, comprata pochi giorni prima su Amazon.
La madre ha spiegato di aver pensato "che con il tempo si sarebbe consumato. Successivamente, lo avrei portato in montagna per abbandonarlo li, dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie". E quindi "pensavamo di poter fare tutto da sole: una volta sezionato, sarebbe bastato attendere che si consumasse prima di portarlo in montagna".
Secondo il racconto di Lorena Venier, il figlio aveva un comportamento violento: spesso rincasava rabbioso, e si sfogava con pestaggi sulla compagna Mailyn. E per questo, secondo la madre, "l'unico modo per fermarlo era ucciderlo" prima che la sua violenza prendesse di mira anche la figlioletta. La donna ha più volte ripetuto di aver voluto difendere la nuova, "la figlia che non ho mai avuto", perché se fosse partita per la Colombia insieme al figlio "la sua vita sarebbe stata in pericolo".
Secondo l'avvocato della colombiana, però, quel racconto sarebbe almeno in parte da rivedere. La legale ha infatti riferito al Corriere del Veneto che Mailyn "presenta sulle braccia diversi lividi recenti". E alla domanda come se li fosse procurati, "ha replicato che glieli aveva fatti sua suocera". E se questo dettaglio fosse confermato, bisognerebbe capire se i racconti di Lorena Venier sulle violenze da parte del figlio siano veri. Anche se fonti investigative hanno fatto sapere che l'uomo aveva precedenti per comportamenti violenti ed era stato licenziato proprio per aver picchiato un collega.
Quei lividi, però, potrebbero anche essere frutto di una lite al momento della telefonata al 112. Lorena Venier ha infatti riferito che "il piano era attendere e poi far sparire i resti, ma Mailyn ha avuto una crisi e ha telefonato". E durante la chiamata, quando la colombiana dice "No, Lorena, no", potrebbe essere successo che la suocera tentava di strapparle il telefono di mano, e durante la colluttazione l'avrebbe afferrata lasciandole i lividi.