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Matteo Messina Denaro è in coma irreversibile, al capezzale la figlia

Il boss è ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale de L'Aquila: malato terminale di tumore al colon, giovedì le sue condizioni si sono aggravate

Il boss Matteo Messina Denaro, ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale de L'Aquila, è in coma irreversibile.

In serata i medici sospenderanno l'alimentazione. Le condizioni dell'ex boss di Cosa Nostra, affetto da un tumore al colon, si sono aggravate giovedì quando ha avuto un sanguinamento per poi essere colpito da un collasso con i parametri vitali compromessi. Al capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila ad aprile.

 

Matteo Messina Denaro catturato dopo 30 anni di latitanza

Cappellino, cappotto di montone e occhiali da vista scuri. E' così che si presentava Matteo Messina Denaro al momento dell'arresto. L'uomo, visibilmente ingrassato rispetto alle ultime foto conosciute su di lui, che risalgono a diversi anni fa, tenuto sotto braccio dai carabinieri, ha attraversato a piedi in manette, per alcune centinaia di metri, il viale della clinica dopo l'arresto, arrivando in strada, prima di essere portato via a bordo di un mezzo dei carabinieri del Ros

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Già da qualche giorno Messina Denaro non riusciva ad alimentarsi in maniera autonoma. Il 12 settembre erano state sospese le cure e mantenuta solo la terapie per il dolore. Il 61enne nel testamento biologico avrebbe manifestato la volontà di non subire l'accanimento terapeutico con l'utilizzo delle macchine per essere tenuto in vita. Per questo anche con l'assenso della famiglia da alcune settimane è stato sottoposto alla terapia del dolore con la interruzione della chemioterapia.

 

La malattia, la cattura e il ricovero

 Matteo Messina Denaro è stato arrestato il 16 gennaio, mentre si recava in una delle cliniche più prestigiose di Palermo per sottoporsi alla chemioterapia. Una malattia lunga tre anni che, secondo i medici, ormai non gli lascia più speranze. Dopo l'arresto, il capomafia di Castelvetrano è stato portato nel supercarcere de L'Aquila, dove è stato sottoposto alle cure per il cancro al colon scoperto a fine 2020. Seguito costantemente dall'equipe dell'Oncologia dell'ospedale de L'Aquila e curato in cella, dove è stata allestita per lui una sorta di infermeria, il "padrino" è stato in discrete condizioni fino a un mese fa.

 

 

Il peggioramento delle condizioni di Messina Denaro

 Dopo due interventi, la situazione è però precipitata ed è stato disposto il ricovero nel reparto detenuti del nosocomio. Negli ultimi giorni, visto il peggiorare delle condizioni il capomafia è stato prima sottoposto alla terapia del dolore, poi sedato. Le visite dei pochi familiari ammessi le scorse settimane sono state sospese. Messina Denaro, però, ha potuto riconoscere la figlia Lorenza Alagna, avuta durante la latitanza e le ha dato il suo cognome. Non ci sono stati tuttavia incontri tra i due, perché il boss avrebbe preferito non farsi vedere dalla figlia nelle gravi condizioni in cui era.

 

 

Gli interrogatori e la volontà di non collaborare

 Dall'arresto l'ex super latitante è stato interrogato più volte dai pm di Palermo precisando, fin dal primo incontro, che non avrebbe mai collaborato con la Giustizia. E così è stato. Anzi nel corso del primo interrogatorio, con aria sfottente, non ammettendo neppure di far parte di Cosa Nostra, ha detto al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido, che hanno coordinato le indagini per la sua cattura, che se non fosse stato malato e costretto a ricorrere alle cure della clinica lo Stato non l'avrebbe mai preso. Il boss, autorizzato a incontrare i familiari stretti e il suo avvocato, la nipote Lorenza Guttadauro, non ha però mai potuto vedere la sorella a lui più affezionata, Rosalia Messina Denaro, arrestata nei mesi scorsi per mafia. È perquisendo la sua abitazione che i carabinieri del Ros hanno potuto ricostruire la sua malattia e l'alias usato per le cure, riuscendo così a porre fine a 30 anni di latitanza.

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