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Matteo Messina Denaro: arrestata per favoreggiamento l'amante del boss, la maestra Laura Bonafede

La  donna avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana del latitante e alla tutela della sua sicurezza. Per lei stipendio bloccato. Indagata anche la figlia

Laura Bonafede, la maestra che sarebbe stata l'amante di Matteo Messina Denaro, è stata arrestata dai carabinieri del Ros con l'accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall'aver agevolato Cosa Nostra.

La donna, figlia dello storico boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, farebbe parte della rete di persone che ha protetto il capomafia durante la latitanza. Indagata anche la figlia della Bonafede.

 

Stipendio bloccato

 Alla donna è stato anche bloccato lo stipendio. Già a fine marzo l'Ufficio scolastico regionale aveva convalidato il provvedimento di sospensione cautelare, successivamente esteso fino alla definizione della vicenda penale. Contestualmente è stato anche attivato un procedimento disciplinare volto ad accertare ogni ulteriore elemento per valutare la condotta della docente. Il direttore dell'Ufficio scolastico della Sicilia è in contatto con la Procura per aggiornamenti e seguie con attenzione la vicenda. 

 

Il video della Bonafede al supermercato

 Laura Bonafede, immortalata dalle videocamere mentre parlava col boss al supermercato di Campobello due giorni prima del suo arresto, avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana del latitante, gli avrebbe fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire, avrebbe condiviso con lui un linguaggio cifrato per tutelare l'identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza.

 

 

La maestra sarebbe stata, dunque, uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni '90. Cugina del geometra Andrea Bonafede che ha prestato l'identità al boss, cugina del dipendente comunale, anche lui di nome Andrea Bonafede, che ha provveduto a fargli avere le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro, e di Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie, la maestra è sposata con il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per aver commesso due efferati omicidi su ordine proprio di Messina Denaro. 

 

 

Gip: segreti Messina Denaro in covi ancora da scoprire

 "La cura quasi maniacale del latitante nella annotazione di qualsiasi accadimento della sua vita, nella tenuta di diari e quaderni in cui trascriveva anche commenti, non può fare dubitare dell'esistenza di materiale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro custodito in altri covi non ancora individuati (e di cui, peraltro, vi traccia in alcune delle corrispondenze tra il latitante e Laura Bonafede che pure mostra di conoscerli)", scrive il gip Alfredo Montalto nella ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per Laura Bonafede.

 

Gip: "Messina Denaro ha vissuto da uomo normale per anni"

  Parla di scoperte "sconcertanti" il gip di Palermo che ha disposto l'arresto di Laura Bonafede. "Quel che disorienta è che in tutto questo lunghissimo arco temporale la tutela della latitanza di Messina Denaro è stata affidata, non a soggetti sconosciuti e inimmaginabili bensì a un soggetto conosciutissimo dalle forze dell'ordine e cioè a quel Leonardo Bonafede da sempre ben noto, oltre che come reggente della 'famiglia' mafiosa di Campobello di Mazara, soprattutto per la sua trascorsa frequentazione e amicizia con il padre di Messina Denaro", sottolinea il gip chiedendosi, nemmeno tanto tra le righe, come la Bonafede, intercettata dalla polizia almeno fino a due mesi prima della cattura del capomafia, abbia potuto beffare gli investigatori. 

 

Le indagini dei carabinieri del Ros seguite alla cattura del padrino, secondo il giudice, "mettono in luce l'incredibile e inspiegabile insuccesso di anni e anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, come si è scoperto, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre, in quegli stessi luoghi e per molti anni (almeno ventisei), una 'normale' esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)". "Come ciò sia potuto accadere, si ripete, appare al momento inspiegabile e non privo di conseguenze.", conclude. 

 

Indagata la figlia di Laura Bonafede

  È indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena Martina Gentile, figlia di Laura Bonafede. La procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l'istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro. 

 

I carabinieri hanno trovato una lettera scritta da Martina al capomafia che svela secondo il gip "un affetto quasi filiale nei confronti di Messina Denaro, affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest'ultimo, che apprezzava soprattutto, l'adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno. Leonardo Bonafede mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale".

 

Martina Gentile per il magistrato "ha certamente intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e il boss. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale 'codice' necessario per preservare la latitanza di quest'ultimo". Nonostante questo, per il magistrato, a carico della ragazza non risulterebbero condotte concrete di favoreggiamento. Dopo una lunga frequentazione col boss, la giovane non l'avrebbe infatti più visto se non, per caso, il 21 dicembre 2022 (come racconta lei stessa in una lettera), e sarebbe rimasta all'oscuro della grave malattia di cui il capomafia soffre.

 

Per il giudice inoltre è insufficiente, "anche per la sua indeterminatezza e assenza di concretezza", la generica disponibilità manifestata dalla ragazza al latitante con la frase, scritta in una lettera: "se posso fare qualcosa per te".

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