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Vigile aggredito a Milano, dalla pistola al tesserino: tutte le "zone d'ombra" della vicenda

Proseguono le indagini. L'agente Claudio N. sostiene di essersi qualificato, mentre i ragazzi affermano: "Volevamo chiamare noi la polizia"

Sono diversi i nodi ancora da sciogliere in merito all'aggressione ai danni di un poliziotto in borghese avvenuta a Milano nella notte tra il 14 e il 15 gennaio.

Gli inquirenti devono stabilire se il vigile Claudio N. si sia qualificato mostrando il tesserino ai dodici ragazzi che l'hanno poi assalito, come lui sostiene, o se invece la verità sta dalla parte dei tre skater bolzanini. Questi ultimi affermano di essere intervenuti per disarmare un uomo che li ha minacciati con una pistola, senza che lui si qualificasse.

L'inchiesta curata dal pubblico ministero Ilaria Perinu e dall'aggiunto Laura Pedio si concentra insomma sulle "zone d'ombra" che non compaiono nei tre video dell'aggressione diffusi online.

 

 

I video visionati da migliaia di utenti sui social network mostrano grossomodo la stessa scena. In particolare si vede uno dei giovani aggressori strappare il cappellino di lana al vigile, di spalle, mentre risale sull'auto. A quel punto l'agente, che aveva già in mano la Beretta d'ordinanza, si gira e spara un colpo in aria senza prima armare la pistola: segno che il colpo era già in canna. I ragazzi circondano quindi il poliziotto e cercano di sottrargli la pistola. "Deficienti, è carica!", urla il vigile mentre resiste nella colluttazione. Non appena dei ragazzi riesce a impugnare l'arma dalla canna, parte un colpo che, dopo essere rimbalzato sull’asfalto, colpisce un'auto in sosta.

 

 

Pistola caduta e punti oscuri - All'inizio della scena l'agente raccoglie la pistola da terra, che sembra essergli caduta. E' il primo grande interrogativo per gli inquirenti, assieme alle immagini del finale, dove i ragazzi trascinano l'uomo contro un'auto e lo disarmano. Si odono distintamente le urla: "Riaf die polizei!", "Chiama la polizia!" in dialetto altoatesino. Uno dei principali aspetti da chiarire è il perché l'agente avesse la pistola in pugno con il colpo in canna, una procedura da attuare solo davanti a gravi minacce. E' necessario inoltre stabilire se è vero, come appare nei video, che l'arma gli sia caduta e il perché la collega che l'ha accompagnato nella ronda si sia limitata a restare in macchina per contattare la centrale e chiedere rinforzi senza mai scendere in soccorso.

 

La difesa dei ragazzi indagati si basa su tre circostanze principali. La prima: il vigile non si sarebbe qualificato; la seconda: i ragazzi lo disarmano e minacciano di chiamare la polizia; la terza: durante la colluttazione la Beretta viene subito gettata sotto un'auto in sosta, a conferma del fatto che volessero solo rendere l'uomo inoffensivo.

 

Le indagini - Le prossime mosse dei pm saranno quelle di ascoltare le parti coinvolte e i molti testimoni che erano fuori dal pub e l'acquisizione dei video delle telecamere di palazzi e negozi, oltre che dei tabulati delle comunicazioni tra agenti e la centrale. Come se non bastasse, l'episodio è stato segnalato in questura diverso tempo dopo i fatti e non è mai stato chiesto supporto. Il pm di turno sabato notte non è stato avvisato, mentre al magistrato entrato in turno la mattina successiva è stata fatta comunicazione "orale" dell'accaduto. I primi atti di indagine sono arrivati soltanto lunedì mattina al nuovo pm di turno Perinu.

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