Saranno necessarie altre giornate per verificare quali reperti sono stati recuperati e potranno essere utilizzati nell'inchiesta
Non è bastato un giorno per il maxi incidente probatorio sul delitto di Garlasco per isolare Dna dai "campioni biologici" e "reperti" mai analizzati o dai risultati dubbi e conservati per 18 anni dall'omicidio di Chiara Poggi. Alla Questura a Milano 11 tra periti del tribunale di Pavia e consulenti di procura e difese si sono misurati nelle operazioni peritali: gli esperti della scientifica nominati dal gip Daniela Garlaschelli, Denise Albani e Domenico Marchegiani, hanno aperto i due scatoloni ritirati settimana scorsa all'Unità Medicina Legale dell'Università di Pavia e al Comando provinciale dei carabinieri di Milano di via Moscova.
Saranno quindi necessarie altre giornate per verificare quali reperti sono stati recuperati e potranno essere utilizzati nell'inchiesta che vede indagato Andrea Sempio per l'omicidio di Chiara Poggi.
Le prime attività hanno riguardato la verifica della catena di custodia dei reperti, fra cui frammenti di un tappetino del bagno, confezioni di tè, cereali, biscotti, yogurt, sacchetti della spazzatura, e la corrispondenza fra i verbali di consegna e il contenuto effettivo di scatoloni e buste chiuse. E' stata tracciata una road map degli accertamenti da svolgere nel contraddittorio nei 90 giorni concessi dalla gip per depositare l'elaborato finale entro il 17 settembre, da discutere all'udienza del 24 ottobre.
L'ipotesi più probabile è che le analisi nei laboratori dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano siano iniziate dalla spazzatura, plico repertato all'epoca del delitto e mai approfondito con indagini specifiche volte a rilevare la presenza di flussi biologici sopravvissuti al tempo. Poi dovrebbe esserci stata la fase di acquisizione di eventuali residui biologici dalle 35 strisce para-adesive utilizzate nel 2007 dal Ris per rilevare le impronte della villetta di via Pascoli.
Si tratta di un accertamento distruttivo, motivo per cui andranno prima fotografate per poter eventualmente confrontare le impronte in futuro. Fra queste la traccia 10 rinvenuta sulla superficie interna del portone d'ingresso dell'abitazione di Garlasco: un contatto papillare evidenziato con gli ultravioletti e fotografato dai Ris di Parma il 17 agosto 2007. Ritenuto all'epoca "non giuridicamente utile" la nuova consulenza dattiloscopia ha escluso che quella impronta appartenga ai soggetti noti dell'inchiesta. Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano "sarebbe stato generato da una mano sporca forse di "sangue (della vittima o di altri)" o "di altra sostanza".
Non ci sarà invece la traccia numero 33, l'impronta che la Procura attribuisce a Sempio "grattata" dalla seconda parete destra delle scale verso lo scantinato in cui è stato trovato il corpo della vittima. La provetta non è stata trovata. Ogni eventuale traccia biologica andrà confrontata per esclusione con il Dna del nuovo indagato per l'omicidio Andrea Sempio, il condannato Alberto Stasi, l'intera famiglia Poggi, tre amici di Marco Poggi, Paola e Stefania Cappa, il miglior amico di Stasi, Marco Panzarasa, 3 carabinieri intervenuti in casa e il medico legale Marco Ballardini.
La difesa Poggi ha già chiesto di allargare il perimetro. Il consulente genetista Marzio Capra depositerà un'integrazione con nomi e cognomi dei soggetti a cui estendere il confronto: tutti coloro che sono entrati in casa nei sopralluoghi o che possano essere venuti in contatto con le unghie di Chiara Poggi: i soccorritori del 118, pompe funebri, uomini del Ris di Parma che all'epoca rispondevano agli ordini del generale Luciano Garofano, oggi consulente dei difensori di Sempio, avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, assieme al neo nominato esperto di dattiloscopia ed ex ispettore della polizia di stato, Luigi Bisignano. Infine il professor Francesco De Stefano e il suo staff che nel 2014, durante il processo d'appello bis che condannò Stasi, nei laboratori di Genova "sciolse" le unghie della vittima per estrapolare i profili genetici all'epoca ritenuti inutili sia per includere che per escludere qualunque soggetto dalla scena del crimine e oggi al centro dell'inchiesta.
Quel materiale biologico, esiguo, non esiste più ma ci sono i tracciati elettroforetici per le comparazioni da effettuare grazie alle interpretazioni dei grafici da parte degli scienziati. Fra loro i genetisti dei pm di Pavia Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, che hanno sposato le conclusioni del dottor Ugo Ricci per la difesa Stasi (assieme al dattiloscopista Oscar Ghizzoni nominato dall'avvocata Giada Bocellari). Con la sua consulenza assieme all'expert opinion del professore tedesco, Lutz Rower, depositata fra fine 2022 e 2023 ha fornito gli "atti di impulso" alla Procura per tornare a indagare.
I genetisti dei pm hanno scritto che uno dei 5 aplotipi del cromosoma Y, che identifica una linea paterna, trovati sul quinto dito della mano destra, sul primo e sul quarto dito della mano sinistra di Chiara Poggi è "perfettamente sovrapponibile" a quello prelevato a Sempio su una tazzina di caffè, un cucchiaino e una bottiglietta d'acqua sottratti al commesso di Voghera dall'agenzia investigativa SKP. Allo stesso tempo hanno inviato alla prudenza perché il Dna sulle unghie della 26enne uccisa potrebbe aver subito "contaminazioni" il cui "effetto" sui "profili" genetici sarebbe "imponderabile". Completano la 'squadra' del maxi incidente probatorio gli ultimi due esperti, Dario Redaelli e Calogero Biondi, nominati a maggio dai legali dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna.