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Genova, l'uomo che ha ucciso la sorella a coltellate in strada: "Non mi dava più soldi"

Da gennaio, il 42enne, che non trovava lavoro, aveva iniziato a pressare sempre di più la donna mandandole continui messaggi su Facebook e sui social

"Sono stato io.

La mia famiglia non mi dava più soldi, non potevo più vivere in quel modo". È quanto avrebbe detto alla polizia Alberto Scagni, il 42enne accusato di aver ucciso la sorella 34enne Alice con almeno 17 coltellate la sera del primo maggio in strada a Quinto, quartiere residenziale sul mare di Genova. Lo riporta La Stampa.

La ricostruzione - Domenica sera, Alberto si è presentato sotto casa della sorella. Ha aspettato per ore in strada e quando lei è scesa con il suo cagnolino le ha urlato chiedendole soldi. I vicini e anche il marito si sono affacciati sentendo le grida e qualcuno è sceso in strada. Non in tempo però per fermare l'uomo. Alice è rimasta a terra mentre il fratello, con il coltello ancora in mano e i vestiti sporchi di sangue, si è allontanato verso il lungomare dove poi gli agenti delle volanti lo hanno trovato. È in questa occasione che avrebbe detto di averlo fatto perché la sua famiglia non gli dava più soldi. 

 

Da gennaio, il 42enne, che non trovava lavoro, aveva iniziato a pressare sempre di più la sorella mandandole continui messaggi su Facebook e sui social. Gli investigatori delle squadra mobile, guidati dal primo dirigente Stefano Signoretti, in poche ore hanno scandagliato la vita dell'uomo scoprendo il motivo di tanto rancore. Negli ultimi mesi, è emerso leggendo i suoi post sui social, stava covando un odio nei confronti della sua famiglia per quell'aiuto economico negato ma anche una forma di mania persecutoria, forse legata all'uso di alcol e droghe leggere: era convinto che qualcuno lo spiasse. Un paio di giorni fa aveva pubblicato una sua foto con alle spalle una mazza da baseball e un coltello, che si pensa possa essere quello usato per l'omicidio.  

 

Genova, massacrata a coltellate dal fratello: liti duravano da tempo

 

E ancora, alcuni giorni prima di uccidere la sorella, Scagni avrebbe provato a bruciare la porta di casa della nonna. L'anziana abita nello stesso palazzo del nipote e sarebbe stata lei stessa a indirizzare gli agenti verso il nipote. "Mi aveva chiesto soldi, ma non glieli avevo dati", ha raccontato agli inquirenti. I problemi in quel condominio Scagni li aveva con quasi tutti i vicini. Aveva iniziato a fare piccoli dispetti: incastrava gli stuzzicadenti nel citofono per farlo suonare, faceva rumori in piena notte, accusava i condomini di cose che non avevano mai fatto. Tutti episodi segnalati alle forze dell'ordine. Ma Scagni aveva un solo precedente per guida in stato di ebbrezza: un episodio per cui era stato condannato e per il quale aveva svolto i servizi socialmente utili.   

 

Scagni è accusato di omicidio volontario premeditato aggravato. Nei prossimi giorni il pubblico ministero chiederà la convalida dell'arresto.

 

AGGIORNAMENTO Alberto Scagni è stato condannato a 24 anni e sei mesi. Leggi qui

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