Francesca Ghio, della lista Rossoverde, ha voluto raccontare la sua esperienza in aula: "Non ho mai denunciato quell'uomo, un dirigente, il nostro bravo ragazzo. Mi guardo indietro oggi e a distanza di decenni nulla è cambiato". La procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore"
La denuncia "Avevo 12 anni, vivevo nel cuore della Genova bene, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia". E' iniziato così l'intervento di Francesca Ghio, consigliera comunale della lista Rossoverde, in aula rossa in Comune a Genova. Ghio ha parlato nell'ambito di un ordine del giorno sul tema della violenza sulle donne presentato dalla collega del gruppo Misto, Arianna Viscogliosi, a meno di una settimana dall’intervento-denuncia della consigliera regionale del Veneto Silvia Cestaro, raccontando la propria esperienza personale. "Per un pezzo di vita mi sono rassegnata, fino a credere che me lo ero meritata, me la sono cercata, non so bene come, ma non avevo alternativa", ha detto leggendo un testo che alcuni, per qualche minuto, hanno creduto fosse un racconto riportato.
"Nulla è cambiato a distanza di anni" - Poi è stata la stessa consigliera a chiarire: "Importa che sia successo a me o qualcun altro? Comunque, sì, sono io quella bambina di 12 anni". Francesca Ghio, dice ancora nel suo intervento: "Non ho mai denunciato quell'uomo, un dirigente genovese, il nostro bravo ragazzo, non sapevo neanche cosa fosse una denuncia a 12 anni. Mi guardo indietro oggi e a distanza di decenni nulla è cambiato. Gli uomini continuano a violentare. Nel silenzio complice di una società che non da gli strumenti, che non vuole fermarsi a capire".
L'inchiesta La procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore. L'inchiesta verrà poi assegnata a un magistrato del gruppo per valutare intanto che il reato non sia prescritto visto che sono passati 19 anni dai fatti e poi se sentirla a strettissimo giro come previsto dal Codice rosso. La consigliera comunale, una delle più combattive esponenti della minoranza in consiglio comunale a Genova, che nei mesi scorsi era riuscita, da neomamma, a far approvare un regolamento che consentiva anche ai neogenitori, uomini e donne, di partecipare alle sedute di consiglio da remoto, ha spiegato il perché della sua testimonianza che si conclude con una citazione della canzone Bandiera, della cantautrice e attivista femminista Giulia Mei: "Io sono una voce, sono una bandiera, il mio corpo è politico, qua dentro sono chiamata a rappresentare le persone".
"Io sono una voce" - La consigliera comunale, una delle più combattive esponenti della minoranza in consiglio comunale a Genova, che nei mesi scorsi era riuscita, da neomamma, a far approvare un regolamento che consentiva anche ai neogenitori, uomini e donne, di partecipare alle sedute di consiglio da remoto, ha spiegato il perché della sua testimonianza che si conclude con una citazione della canzone Bandiera, della cantautrice e attivista femminista Giulia Mei: "Io sono una voce, sono una bandiera, il mio corpo è politico - spiega Ghio a chi le chiede la ragione del suo gesto - qua dentro sono chiamata a rappresentare la città, le persone. Una donna su tre subisce violenza nella propria vita. Chi ha voce e il privilegio della visibilità, come in questo caso la mia posizione qua dentro permette, deve parlare per chi non può farlo".
"Il mio è un atto politico - "Non farò mai della mia storia l’ennesimo caso di pornografia del dolore: di quanto mi è successo e come racconterò solo nella mia ristretta cerchia di persone vicine". Lo chiarisce così, Francesca Ghio, in un'intervista a la Repubblica. 31anni e una figlia, definisce un tentativo di "chiudere un cerchio nella mia vita" e "aprire un varco in una politica da cui continuano a non arrivare risposte facendo del mio personale un atto politico"