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Evasione Artem Uss, il ministro Nordio dispone un'ispezione

L'imprenditore russo è fuggito dai domiciliari cui era sottoposto nella sua casa a Basiglio (Milano) in attesa di essere estradato negli Usa

Il governo si muove sul caso Artem Uss, l'imprenditore russo evaso il 22 marzo dai domiciliari cui era sottoposto nella sua casa a Basiglio (Milano) in attesa di essere estradato negli Usa.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha infatti disposto accertamenti di natura ispettiva in merito alla sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti di Uss. Lo si apprende da fonti di via Arenula.

L'opposizione ha chiesto conto al governo

 "Ne va della credibilità internazionale dell'Italia", ha affermato il deputato Dem Peppe Provenzano, che ha presentato un'interrogazione. Lo stesso ha fatto Benedetto della Vedova (+Europa). Del caso si sarebbe parlato anche oggi al Copasir nel corso dell'audizione del premier Giorgia Meloni, accompagnata dall'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano e dal direttore del Dis, Elisabetta Belloni.

La verifica richiesta da Nordio

 L'intelligence parrebbe però non essere entrata nella vicenda. C'è stata una decisione dell'autorità giudiziaria, sulla quale Nordio si propone di fare luce per verificare la legittimità dell'operato dei magistrati. La Corte d'appello ha giù redatto una relazione in cui spiega che l'arrestato era controllato due volte al giorno dai carabinieri. Saranno valutati anche eventuali mancanze nell'attività di controllo. 

 

La rocambolesca fuga dall'Italia

 Dalla ricostruzione svolta con indagini serrate, tra telecamere, tabulati e testimoni ascoltati, da parte dei carabinieri, coordinati dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, è emerso che il 40enne sarebbe riuscito a lasciare l'Italia in poche ore in macchina, cambiando più vetture e con documenti falsi, attraverso il confine triestino. E' entrato in Slovenia ed è arrivato fino in Serbia e da là è tornato in Russia, forse con un volo. Sarebbe stato aiutato da un gruppo composto da meno di dieci persone, pare 6 o 7 e dell'Est Europa, alcune già identificate e indagate (quattro o cinque in totale) e altre da identificare.

 

Il possibile ruolo dei servizi russi

 La Procura sta indagando anche su un "secondo livello", probabilmente uomini dei servizi segreti russi che avrebbero pianificato quel blitz chirurgico. Il braccialetto elettronico, che non è stato ritrovato, aveva dato l'allarme ma quando le forze dell'ordine sono arrivate quel pomeriggio, Uss era già salito su un'auto e sparito nel nulla e il braccialetto non aveva un sistema di Gps.

 

Il via libera all'estradizione in Usa

 Il giorno prima dell'evasione la Corte d'appello aveva dato il via libera all'estradizione negli Stati Uniti di Uss, che era stato bloccato il 17 ottobre, su mandato d'arresto internazionale dell'autorità giudiziaria di New York, all'aeroporto di Malpensa. Tra le accuse, quelle di violazione dell'embargo nei confronti del Venezuela in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia e una presunta frode bancaria.

 

I legali del russo in udienza avevano spiegato che il suo arresto sarebbe stato finalizzato a uno "scambio di prigionieri", perché gli Stati Uniti sarebbero stati interessati a ottenere il rilascio di Paul Whelan, uomo d'affari condannato a Mosca a 16 anni. E il 21 ottobre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aveva assicurato che "le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss". 

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