iniziato il processo

Delitto di Rozzano, il killer di Manuel Mastrapasqua in aula: "Volevo solo le cuffiette, ma lui reagì"

Dichiarazioni spontanee di Daniele Rezza davanti alla Corte di Assise di Milano. Il grido della madre del 31enne ucciso ad ottobre: "Non è vero"

11 Giu 2025 - 17:06

"Voglio chiedere scusa e perdono alla famiglia per quello che ho fatto. Appena entrato in carcere, ho chiesto perdono tramite una lettera e sono pronto a fare subito un percorso di giustizia riparativa". Con queste parole il 20enne Daniele Rezza, imputato davanti alla Corte di Assise di Milano per aver ucciso il 31enne Manuel Mastrapasqua l'11 ottobre a Rozzano, ha esordito così, rendendo dichiarazioni spontanee in aula. "Non era mio intento ammazzarlo, volevo solo rapinarlo. Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito, si è innervosito. Mi è saltato addosso", ha aggiunto. Una ricostruzione che la mamma della vittima, presente in aula, ha commentato gridando ad alta voce: "Non è vero".

Rozzano, il delitto di Manuel Mastrapasqua

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© Withub

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La versione dell'imputato

 "D'istinto - ha proseguito Rezza, che risponde di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e la minorata difesa e rapina aggravata, - ho alzato il coltello e gliel'ho puntato. Ho fatto caso che la lama l'ha colpito, ma non ho visto tracce di sangue. Appena ho tolto il coltello, sono scappato senza neanche voltarmi. L'ho scoperto il giorno dopo tramite internet. Io non pensavo di averlo ammazzato, non pensavo nemmeno di avergli fatto del male. Non era mio intento".

Versione a cui non credono famigliari del 31enne e la pm Letizia Mocciaro, anche perché la consulenza redatta dal genetista Pasquale Linarello avrebbe escluso la presenza di dna sotto le unghie della vittima e quindi eventuali segni di difesa dall'aggressione.

Le frasi di Rezza, nato in Germania, attualmente in carcere a San Vittore dall'esecuzione dell'ordinanza di custodia del gip Domenico Santoro del 14 ottobre 2024, hanno suscitato tensione in aula. La madre di Mastrapasqua, ucciso, mentre rientrava dal lavoro, con un unico fendente al torace per rubargli un paio di cuffie da 14 euro, ad alta voce ha accusato l'imputato di mentire.

Della lettera di scuse citata, inoltre, la famiglia della vittima, parte civile assistita dall'avvocato Roberta Minotti, non avrebbe mai ricevuto copia.

La testimonianza dell'amico di Manuel Mastrapasqua

 A essere stato sentito nel processo a carico del 20enne, reo confesso di aver ucciso Manuel con un'unica coltellata per rubargli un paio di cuffie da pochi euro, è stato il miglior amico della vittima. "Ci conoscevamo da più o meno 18 anni. Lui abitava sopra l'appartamento di mia nonna e ci vedevamo quasi ogni giorno. Come un fratello, un fratello che non ho mai avuto", ha detto. Rispondendo alle domande dell'avvocato Roberta Minotti, che assiste i famigliari, ha poi descritto Manuel come una persona "molto gentile, premurosa, mite", escludendo che possa aver reagito in maniera violenta a un tentativo di rapina. "Manuel non ha mai partecipato a discussioni - ha concluso - piuttosto preferiva andarsene via". 

In udienza sono stati sentiti come testimoni anche i carabinieri del Nucleo investigativo - squadra omicidi dei carabinieri di Milano. La presidente della Corte, Antonella Bertoja, ha rinviato all'udienza del 2 luglio alle 10.15 per requisitoria e arringhe delle difese.

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