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Cuneo, versa ansiolitici nel cappuccino della collega per mantenere il posto: condannata a 4 anni 

La donna lavorava in una compagnia assicurativa in difficoltà economiche e, per questo, in odore di tagli

BonTà CremonaFiere Simone Piras Matteo Coco Simona Medas cappuccino
ufficio-stampa

Una macchinazione durata nove mesi e attuata ogni mattina nei minimi dettagli. Una dipendente di una compagnia assicurativa di Bra, nel Cuneese, è stata condannata in primo grado a quattro anni per lesioni personali aggravate perché versava ansiolitici nel cappuccino della collega per conservare il suo posto di lavoro. L'azienda era in un momento difficile dal punto di vista economico e le voci di tagli al personale erano molto insistenti. Per questo la donna ha pensato di danneggiare la "rivale". 

Trappola nel caffé - La donna, infatti, andava ogni mattina al bar di fronte all'agenzia per ritirare i caffè e i cappuccini per i colleghi. Prima di rientrare in azienda, però, versava in quello della vittima le benzodiazepine, un tipo di ansiolitici che in grandi quantità possono provocare sonnolenza e riflessi rallentati. Il tutto per sperare in un errore che costasse il posto alla "rivale". 

 

Primi sospetti - In effetti la donna ha avvertito per mesi - dall'ottobre 2017 al giugno del 2018 - tutti questi sintomi e una sera ha avuto anche un brutto incidente d'auto andando a sbattere contro un albero. Per questa persecuzione è stata costretta a stare per molto tempo a casa, passando di medico in medico per capire le cause del suo malessere. Col passare delle settimane la vittima ha notato che le brutte sensazioni si ripresentavano ogni volta che tornava a lavoro in ufficio e ha cominciato a sospettare del cappuccino. 

 

Le analisi del campione - Sospetti confermati dalle indagini dei carabinieri, che seguendo la donna hanno notato che ogni mattina all'uscita dal bar metteva la sostanza nel bicchiere. I carabinieri hanno anche filmato il tutto per più giorni. Ma la prova regina portata dall'accusa sono state le analisi fatte effettuare dalla vittima su un cappuccino, che hanno rilevato quantità abbondanti di benzodiazepine. Nelle motivazioni della sentenza il giudice del tribunale di Asti ha aggiunto che - considerando alcuni episodi come l'incidente stradale - poteva configurarsi anche il reato di tentato omicidio, accusa però non sostenuta dal pm. 

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