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Covid, sindaci contro il governo sulla chiusura di vie e piazze | Conte: "Concordato un protocollo"

Viminale: "Saranno aiutati dai prefetti". Decaro: "Cʼè stato un chiarimento, ma si è trattato di una scorrettezza istituzionale". Gori: "Inapplicabile". Critiche anche da Nardella e Zaia. Boccia tenta di ricucire: "La norma sarà smussata"

Non diminuisce il disappunto dei sindaci nei confronti del governo per il nuovo dpcm con le norme anti-Covid che delega a loro la possibilità di chiudere dopo le 21 vie e piazze a rischio assembramento. "E' una scorrettezza istituzionale approvare una norma di cui non si era discusso", tuona Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci. Il Viminale chiarisce: "I primi cittadini saranno supportati in tutto dai prefetti". E Conte precisa: "Abbiamo concordato un protocollo".

A fine giornata è il premier Conte a mettere il punto sulla questione. "Ci siamo sentiti con Decaro e Lamorgese - ha spiegato - e abbiamo già concordato un protocollo che consentirà ai sindaci, sentite le Asl, di adottare una proposta per le piazze e le vie che più si prestano ad assembramenti. Poi nell'ambito di una riunione tecnica comitato ordine e sicurezza pubblica si cercherà una soluzione per controlli e attuazione da parte di tutte le autorità competenti. Si tratta di misure sperimentali: dobbiamo costruire anche qualcosa di nuovo".

 

Il Viminale prova a chiarire - Già il Viminale aveva provato a fare chiarezza. "Col nuovo dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie: i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze", ha detto il sottosegretario all'Interno con delega agli Enti locali, Achille Variati. 

 

Boccia: "Il governo non lascia soli i sindaci" - Anche il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, ha provato a ricucire lo strappo: "Il governo non lascia i sindaci da soli e non scarica su di loro le responsabilità. La norma che chiamava espressamente in causa i sindaci è stata smussata ma in ogni città se c'è un luogo da chiudere lo decide il sindaco, i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24, dobbiamo tornare alla collaborazione massima". 

 

Decaro: "Non si capisce chi deve fare cosa" - Il coro di protesta dei sindaci ha preso il via già dalle prime ore di lunedì. "Per come è scritto il decreto non si capisce chi deve fare che cosa", ha detto Decaro, che non digerisce la discrezionalità lasciata ai sindaci in merito alla chiusura eventuale di vie e piazze. "Ho chiesto al prefetto di convocare il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza con le forze dell'ordine e la Asl. Ho bisogno di capire quali sono le aree che possono creare problemi dal punto di vista del contagio, quante persone devo stare in quell'area. Poi questore e prefetto mi devono dire chi controlla quelle aree, che non può chiudere il sindaco", ha detto. 

 

"Scorrettezza istituzionale" - Il primo cittadino di Bari ha poi rincarato la dose: "Abbiamo considerato una scorrettezza istituzionale approvare una norma di cui non si era discusso. I sindaci non si sottraggono alle responsabilità ma a noi è sembrato inserire quella norma nel decreto senza dire nulla ai sindaci un modo per scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci davanti all'opinione pubblica e devo dire l'effetto è arrivato perché da stamattina i cittadini ci chiedono quali sono le aree che dobbiamo chiudere". Solo dopo le parole di Conte ha spiegato che "c'è stato un chiarimento", ma che "noi sindaci siamo stati tenuti all'oscuro di una norma che impattava direttamente sulla responsabilità dei primi cittadini. È stato uno sgarbo istituzionale". 

 

Gori: "Servono agenti e le chiusure sono inapplicabili" - Sulla stessa linea di Decaro anche Giorgio Gori. "Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai sindaci che c'era nella bozza citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai sindaci, ai prefetti, ai presidenti di regione. Né con quali mezzi si possano attuare", ha tuonato il sindaco di Bergamo. "Per chiudere una piazza con cinque vie d'accesso servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però, dice il dpcm, bisogna consentire l'accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile", ha aggiunto Gori. 

 

Nardella: "Misura troppo generica" - Non si sottrae al coro di protesta anche Dario Nardella. "Noi ci prendiamo responsabilità ogni giorno. Il problema di questo dpcm è che la norma che prevede la chiusura di piazze e strade non indica nulla sulle modalità, sui controlli, sulle responsabilità. Dopo sei mesi di esperienza sul fronte del Covid siamo sorpresi che si introduca una misura così generica. Si dica con chiarezza con quali modalità noi possiamo chiudere piazze e strade, si dica ai prefetti di supportare al massimo i sindaci. Un sindaco da solo non può usare questi strumenti", ha spiegato il sindaco di Firenze". 

 

Appendino: "Chiusura non può essere onere dei sindaci" L'onere di chiudere al pubblico strade e piazze "deve essere concertato da tutte le Istituzioni territoriali, con ampie competenze in termini di sicurezza e controllo. Non può in alcun modo essere in capo alle singole amministrazioni". Lo ha affermato il sindaco di Torino, Chiara Appendino, annunciando l'intenzione di confrontarsi già martedì "col governo in sede di Cosp. La polizia municipale non sarebbe in grado di aggiungere ai già numerosissimi compiti anche un controllo cosi' capillare degli spazi pubblici, peraltro in un momento delicato come quello che stiamo vivendo". 

 

Zaia: "Il governo informi" - Un monito al governo è arrivato anche da parte del governatore del Veneto Luca Zaia. "Chiedo che nelle misure restrittive ci sia l'autonomia delle regioni, ma se il governo ha informazioni per cui possono essere consigliate alcune misure lo faccia formalmente", ha detto. E anche dal leghista è arrivato l'appunto sul rischio "scaricabarile": "Il dpcm dice che i governatori possono fare misure restrittive, e dice che nel momento in cui vuole misure estensive, queste vanno negoziate col ministro. Noi non abbiamo un comitato tecnico, per cui il ministero è bene che si avverta. Altrimenti scopriamo che la regione Veneto poteva fare qualcosa e non l'ha fatti, il rischio è dello scaricabarile". 

 

De Magistris: "Uscita infelice del governo" Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, "il governo ha compreso di aver fatto un errore di metodo e soprattutto di forma perché dal Dpcm è scomparsa la parola sindaci e il Viminale oggi frettolosamente ha dovuto chiarire che si tratta di decisioni che verranno prese insieme, da sindaco e Prefetto, nel Comitato provinciale per l'Ordine e la sicurezza. Evidentemente si sta provando a ricucire in queste ore un'infelice uscita del governo". 

 

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