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Covid, per l'Ema "il virus diventerà endemico" | Stop alla conta dei casi: esperti e politici divisi

Intanto l'impennata di ricoveri spinge il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia in zona arancione. Oms: "Entro due mesi il 50% degli europei sarà contagiato da Omicron e servono nuovi vaccini"

No vax imbrattano i muri del cimitero di Nembro, paese simbolo Covid

La diffusione di Omicron trasformerà il Covid-19 in una malattia endemica con cui l'umanità potrà imparare a convivere.

Ne è convinta l'Agenzia europea dei medicinali che ha anche espresso dubbi sulla quarta dose, spiegando che somministrazioni ripetute non sono una strategia "duratura". Anche per l'Oms "entro due mesi il 50% degli europei sarà contagiato". In Italia, intanto, il balzo dei ricoveri spinge Friuli e Lombardia in zona arancione.

Ci avvicineremo all'endemicità

"Non sappiamo quando usciremo dal tunnel ma ci arriveremo", ha detto il capo della strategia vaccinale Ema Marco Cavaleri. "Con l'aumento dell'immunizzazione della popolazione e con Omicron, che darà un'immunizzazione naturale oltre la vaccinazione, ci avvicineremo velocemente verso uno scenario che sarà più vicino all'endemicità" ma "non dobbiamo dimenticare che siamo tuttora in pandemia", ha sottolineato.

 

Stop al report giornaliero: esperti divisi

In vista del passaggio da una pandemia all'endemia è esploso il dibattito sull'opportunità del report giornaliero dei casi, considerato inutile dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa e da alcuni esperti. La tesi sostenuta è che in una fase endemica o pre-endemica, nella quale la popolazione convive con il virus, un conteggio giornaliero dei casi perde di significato, poiché a pesare non è più appunto il numero assoluto dei positivi, ma il numero di casi che effettivamente vanno a caricare il sistema ospedaliero intasando reparti e terapie intensive perché di maggiore gravità.

 

Le posizioni opposte dei medici

Un dibattito acceso che vede però anche posizioni opposte. L'epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, è assolutamente contrario. "Corre l'idea di far diventare settimanali i dati giornalieri - spiega -: sarebbe come censurare l'epidemia. Bisogna bloccare questa idea malsana". Fra gli esperti però cresce la fronda di coloro che vorrebbero lo stop al bollettino giornaliero in questa fase pandemica caratterizzata dalla variante Omicron. "Abbiamo un aumento dei tamponi positivi che dice poco dal punto di vista epidemiologico e ha come unico effetto quello di avere un effetto ansiogeno sulla popolazione", spiega l'epidemiologo Pierluigi Lopalco. Un pensiero condiviso pure da Matteo Bassetti. "Siamo rimasti gli unici a farlo e non ha alcun senso, ci fa solo fare brutta figura agli occhi del mondo", spiega il primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova. Anche all'interno del Cts c'è chi, come l'infettivologo Donato Greco, la pensa allo stesso modo. "Sarebbe un'ottima idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi", dichiara facendo intendere che dell'argomento se ne parlerà con il governo.

 

Oms: "50% europei sarà contagiato, servono nuovi vaccini"

La corsa di Omicron intanto prosegue in tutta Europa. L'Oms valuta che, con gli attuali tassi di infezione, "oltre il 50% degli europei sarà contagiato da Omicron entro due mesi". Una situazione davanti alla quale l'invito alle case farmaceutiche è quello di sviluppare nuovi vaccini "che abbiano un alto impatto sulla prevenzione delle infezioni, oltre a quello sulle malattie gravi e la morte". Anche perché - secondo l'Organizzazione mondiale della sanità - combattere la pandemia a suon di booster "non è una strategia praticabile".

 

Friuli e Lombardia passano in arancione In Italia, la diffusione della variante porta il Paese a sfondare un nuovo picco: 220mila positivi nelle ultime 24 ore e 294 vittime. Il balzo di ricoveri infine spinge altre due Regioni - Lombardia e Friuli Venezia Giulia - verso la zona arancione.

 

Covid, in coda per ore in attesa del tampone: la scena che si ripete ogni giorno a Milano

Come ogni giorno, da un paio di settimane a questa parte, i centri tampone dell'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano - come quelli di tutto il capoluogo lombardo - sono presi d'assalto da migliaia di persone alla ricerca di un test molecolare. Lunghissime le code fin dal primo mattino, sia fuori dalle strutture appositamente allestite negli ospedali di San Carlo e
San Paolo sia nel drive trough di Trenno, provocate soprattutto dai tanti - solitamente quelli più insofferenti fanno sapere dalla Asst - che sperano di effettuare un tampone pur senza avere una regolare prenotazione.

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