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Covid, lockdown solo per non vaccinati? Regioni divise sul "modello Austria" | Il governo frena: "Nessuna stretta per i no vax"

Vienna ha stabilito il lockdown solo per chi non è immunizzato: anche da noi qualcuno va in pressing sul governo per imporre le stesse limitazioni. Il ministro Gelmini: "Al momento niente nuove restrizioni"

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Ansa

Alcuni partiti e Regioni vanno in pressing sul governo per mettere in pratica anche in Italia il cosiddetto "modello Austria", dove da lunedì, per far fronte alla quarta ondata di Covid, è iniziato il lockdown solo per i non vaccinati. Liguria, Alto Adige e Friuli sono d'accordo per imporre la stessa limitazione nel nostro Paese. Dubbi di Emilia-Romagna e Lombardia, contrario il Veneto. Fonti di governo però frenano: "Nessuna stretta per i non vaccinati".

Fonti di governo: "Nessuna stretta per i non vaccinati" - Intanto fonti qualificate di governo fanno sapere che "non è allo studio alcuna stretta sul modello austriaco per i non vaccinati". I dati del contagio in Italia "non sono paragonabili a quelli dell'Austria e la situazione nelle terapie intensive ad oggi è sotto controllo. Continua il monitoraggio dei dati, con una valutazione prevista a dicembre, ma non si vuole fare alcun tipo di allarmismo".

 

Il modello Austria - Al centro del dibattito c'è dunque il cosiddetto "modello Austria": Vienna, infatti, ha stabilito, a partire da lunedì, un lockdown solo per i non vaccinati. In questo modo ci sono circa due milioni di austriaci non immunizzati che possono uscire per lavoro, acquisti di prima necessità o per fare attività motoria. E anche in Italia alcune Regioni hanno iniziato a valutare una simile misura. 
 

 

Liguria favorevole - Tra i presidenti di Regione favorevoli a un lockdown solo per i non vaccinati c'è il governatore della Liguria Giovanni Toti: "Chiederemo al governo che le misure restrittive legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto", ha detto. "Le misure che devono essere prese, lo devono essere solo per i non vaccinati, non certo per chi ha fatto fino in fondo il suo dovere", ha aggiunto. 

 

 

Anche Kompatscher e Fedriga d'accordo - Anche Arno Kompatscher, presidente altoatesino, strizza l'occhio all'ipotesi: "Guardando i dati è chiaro che dove il tasso di vaccinazione è basso ci sono più ricoveri. Abbiamo chiesto a Roma di consentire vantaggi per i vaccinati, come già avviene in alcuni Paesi europei", ha osservato. Anche il Friuli, con Massimiliano Fedriga, è sulla stessa lunghezza d'onda: "Nel caso in cui dovessimo finire in zona arancione penso che il prezzo delle chiusure non lo possano pagare i vaccinati, che hanno difeso se stessi e gli altri, partecipando alla campagna vaccinale", ha spiegato. 

 

Il sì della Calabria - Anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si schiera dalla parte dei favorevoli a eventuali restrizioni solo per i non vaccinati. "Se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati. La stragrande maggioranza degli italiani ha dato fiducia alla scienza e con senso di responsabilità nei confronti della comunità si è sottoposta al vaccino. Non sarebbe giusto far pagare a questa maggioranza la scelta incomprensibile di una minoranza".

 

Lombardia, Fontana: "Nessuna restrizione per i vaccinati" - Pur esprimendo il "timore di tensioni sociali", il presidente della Regione Lombardia è convinto che non debbano essere imposte restrizioni ai vaccinati. "Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune", ha scritto su Facebook riferendosi agli "oltre 8 milioni di lombardi che hanno con convinzione e senso di responsabilità aderito alla vaccinazione".

 

Piemonte, Cirio: "Nuove restrizioni? Non le paghino i vaccinati" - Sulla stessa linea di Fontana il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che ha spiegato: "Se ci saranno nuove restrizioni, queste non potranno essere pagate da coloro i quali si sono vaccinati, perché sarebbe un'ingiustizia profonda. Chi si è vaccinato ha dato prova di fiducia nelle istituzioni e io credo che questa fiducia debba essere ripagata". 

 

I dubbi di Emilia-Romagna - Stefano Bonaccini invece frena: "Dovremo discuterne ma credo che la prima cosa da fare sia quella di proseguire con le vaccinazioni", ha detto il presidente dell'Emilia-Romagna senza sbilanciarsi.

 

Il no di Luca Zaia - Esprime chiaramente i suoi dubbi invece Luca Zaia. Secondo il presidente del Veneto, infatti, il modello austriaco sarebbe difficile da applicare nel nostro Paese dal punto di vista costituzionale. 

 

Gelmini: "Niente nuove restrizioni al momento, ma valuteremo"

"Il governo ha assunto decisioni che consentono al nostro Paese di restare aperto. Abbiamo l'84% di cittadini vaccinati con due dosi, il governo monitora con grande attenzione l'andamento dei contagi, sollecita la terza dose, ha assunto decisioni sui mezzi di trasporto, per il momento ci fermiamo qui. Le scelte fatte consentono di guardare con discreta tranquillità, ma è evidente che siamo nei mesi più difficili. Valuteremo strada facendo se servirà cambiare l'assetto che ci siamo dati". Lo ha sottolineato Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari Regionali.

 

E i partiti? - Sul fronte dei partiti si è espresso chiaramente Matteo Renzi: "Stanno aumentando purtroppo i casi, probabilmente qualche Regione andrà in zona gialla, mi piacerebbe che l'Italia adottasse lo stesso metodo dell'Austria:  cioè vanno in lockdown solo quelli che non hanno fatto il vaccino, sennò tutti dovremmo pagare le conseguenze di chi non l'ha fatto. Vorrei che chi ha fatto il vaccino potesse non avere restrizioni", ha detto il leader di Italia Viva.

 

Salvini: "mi rifiuto di pensare al lockdown" - Matteo Salvini invece di chiusure non ne vuole proprio sentir parlare. "Rivedere le regole del Green pass visto l'aumento dei contagi? Mi rifiuto di pensare a nuove chiusure, nuovi lockdown, nuove limitazioni", si è limitato a osservare il numero uno della Lega. 

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