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Coronavirus, il giorno più lungo: salgono i contagiati | Lombardia e Veneto in ginocchio: il virus arriva a Milano

Sono 79 gli infettati dal covid-19 secondo quanto affermato dal governo. Due le vittime accertate. Le città focolaio vengono blindate

combo coronavirus
Tgcom24

E' stato un lunghissimo sabato quello appena trascorso nella battaglia al coronavirus in Italia. Lombardia e Veneto sono le regioni più colpite dalla malattia e anche se le autorità invitano alla calma i numeri della malattia sono impressionanti. Il bilancio fornito dalla protezione civile parla di 79 contagiati (comprese due vittime e un guarito) tra Lombardia (47) , Veneto (17), Emilia Romagna (2), Lazio (i due turisti cinesi) e piemonte (un caso). Le vittime per ora sono due.  

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In Lombardia si registra la seconda vittima - Si chiamava Giovanna Carminati, 77 anni,  di Casalpusterlengo (Lodi),  madre di un amico del 38enne di Codogno considerato il primo contagiato in Lombardia. E' lui la seconda vittima del coronavirus in Italia. Venerdì sera, invece, nell'ospedale di Schiavona, in provincia di Padova, è morto il 78enne Adriano Trevisan, muratore in pensione, che era ricoverato ormai da diversi giorni. 

 

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Non si trova il paziente zero - Il  manager rientrato dalla Cina il 21 gennaio che è andato a cena con il 38enne di Codogno, il primo contagiato in Lombardia, non può essere considerato  il paziente zero. Questo perché il virus non lo ha mai avuto: "Dai test effettuati - ha detto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri - è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi". 

 

Aumenta il numero dei casi accertati - A Torino un 40enne, che lavora a Cesano Boscone nel Milanese, è stato portato d'urgenza all'ospedale Amedeo d'Aosta. Sotto osservazione anche la moglie e i due bambini. Negativi ai test, invece, i compagni di squadra con cui mercoledì aveva giocato a basket.  All'ospedale San Raffaele, invece,  è ricoverata da una settimana una paziente di 76 anni che abita a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, ed è risultata positiva ai test. Accertamenti in corso anche negli altri ospedali del capoluogo lombardo. Due casi si sono registrati anche nel Pavese, dove si sono ammalati due medici di Pieve Porto Morone, un comune della Bassa vicino alla provincia di Lodi. Da questa notte sono ricoverati al reparto di Malattie Infettive del San Matteo. I due medici, marito e moglie, sono stati riscontrati positivi al primo controllo. Il marito opera come medico di base a Pieve Porto Morone (Pavia) e Chignolo Po (Pavia). La moglie e' una pediatra che lavora nella zona di Codogno (Lodi).  Mentre nel Cremonese,  un anziano residente a Soresina, ricoverato da alcuni giorni all'ospedale di Crema, e' risultato positivo ai tamponi.

 

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Critica la situazione anche in Veneto - Un 67enne è risultato positivo al test a Mira, nel Veneziano, ed è ricoverato in terapia intensiva. Gli accertamenti sono stati fatti dal centro di riferimento regionale di Padova. Il suo caso si aggiunge agli altri 11 pazienti di Vò Euganeo, tutti legati al paziente deceduto venerdì. Per la cittadina del Padovano sono scattate le stesse misure predisposte per Codogno e la zona di Lodi.

 

Dilaga contagio a Vò, il paese si blinda - Vò Euganeo, comune di 3.500 anime ai piedi dei Colli Euganei, è uno dei focolai del Covid-19. Qui i casi di infezione dilagano. A Vò Euganeo ne sono stati censiti 10: 11, considerando Trevisan, la prima vittima. Adesso Vò è blindato, anche se non vi sono transenne o posti di blocco a impedire l'accesso. Chiusi i negozi, tranne alimentari e farmacie, chiuse le scuole, interrotte le fermate dei mezzi pubblici. Il paese resta aperto al traffico, ma la Prefettura ha chiesto al Comune di predisporre un piano nel caso si fosse costretti a dire stop alla circolazione. L'ordinanza del Comune sul cordone sanitario lascerà Vò isolata dal resto per i prossimi 14 giorni. La gente ha l'ordine di uscire il meno possibile. I due bar del paese, il Sole e il Mio, frequentati dai primi due contagiati sono stati chiusi. Il sindaco Giuliano Martini, farmacista, ha dormito due ore la scorsa notte. Il resto le ha passate a sentire tecnici, presiedere riunioni in municipio, confrontarsi con gli esperti. "Non avrei mai pensato di affrontare una situazione del genere", dice. Il tranquillo tran tran di un'amministrazione di provincia si è trasformato in due giorni in una bolgia di misure di sicurezza e prevenzione.   

 

Un gruppo di otto cinesi nel "mirino" - Intanto si comincia a ipotizzare una pista per individuare il luogo del "punto zero" del contagio nel paesino sui Colli. La lente, per ora, è puntata su un'attività imprenditoriale gestita da cittadini cinesi che potrebbero aver avuto contatti recenti con il paese d'origine. Alcuni di loro, spiega Martini, frequentavano occasionalmente due bar del paese, punto di ritrovo dei primi contagiati. Otto cittadini cinesi che gestiscono il laboratorio sono adesso in ospedale, per essere sottoposti ai test. Si tratta di sette uomini e una donna. Una ricerca non facile quella del focolaio iniziale a Vò Euganeo. E anche dovesse essere trovato, sarà comunque troppo tardi. 

 

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Il caso dell'ospedale di Schiavonia, blindate dentro 450 persone -  All'ospedale di Schiavonia è trascorso il primo giorno dopo la morte di Adriano Trevisan, il più grave dei due anziani di Vò Euganeo risultati positivi al test coronavirus. Sono 450 le persone che non si possono muovere dall'ospedale, 300 i pazienti e 150 i dipendenti (sui 600 totali). Per tutti è scattata la procedura del tampone, e per almeno 200 di loro l'esito è intanto negativo. A riferirlo è stato il primario di cardiologia, Giampaolo Pasquetto, anch'egli "respinto" mentre stava per prendere servizio. E l'accesso all'ospedale resterà vietato fino a nuovo ordine.  "Abbiamo dormito sui letti e sulle barelle della sala operatoria, arrangiandoci con felpe e lenzuola. Siamo stanchi, affamati e preoccupati", ha testimoniato dall'interno un'infermiera strumentista. "Non pensavamo proprio - ha aggiunto - che una cosa del genere potesse succedere a un ospedale di provincia come il nostro, non siamo abituati a girare per i reparti senza lavorare e non possiamo uscire nemmeno in cortile, è una situazione irreale". Intanto la Protezione civile del Veneto ha montato a scopo precauzionale 12 tende per 96 posti all'esterno della struttura, in uno degli spazi verdi tra due dei blocchi dell'ospedale. Si tratta di tende riscaldate, già usate nelle emergenze terremoto, che per ora sono vuote ma potrebbero servire come una sorta di 'ospedale da campo' quando - ha annunciato il presidente Luca Zaia - la struttura verrà evacuata e sanificata. 

 

La chiamata all'unità del presidente Mattarella - E in questa giornata si è fatto sentire anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, che esprime vicinanza "a quanti sono stati colpiti e alle loro comunità che vivono momenti di comprensibile ansia". Un invito alla politica ad affrontare senza polemiche questa situazione di emergenza.

 

A Roma intanto si guarisce -  Notizie positive invece dallo Spallanzani di Roma, dove il cittadino cinese ricoverato insieme alla moglie, primo caso registrato in Italia, "si è negativizzato", mentre il giovane ricercatore italiano, anche lui contagiato e poi risultato negativo, è stato dimesso in giornata. Le istituzioni, ha sottolineato da parte sua il presidente della Camera, Roberto Fico, "stanno lavorando seriamente e in sinergia per garantire la salute di tutti. Non  èil momento delle polemiche ne' degli allarmismi". Secondo il presidente del Senato Elisabetta Casellati, per superare la fase critica serve "il senso di responsabilità e la collaborazione degli italiani tutti". 

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