L'ok del tribunale alla richiesta degli esperti impegnati a elaborare la nuova perizia psichiatrica
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Altri due mesi per stabilire se Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi, fosse capace di intendere e volere. È quanto ha stabilito la Corte di Assise d'Appello di Milano, accogliendo la richiesta di proroga dei periti e fissando il nuovo termine per il deposito della relazione al 27 agosto. Il 24 settembre gli specialisti saranno sentiti in aula, mentre il 22 ottobre il processo d'appello potrebbe arrivare a sentenza.
Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni sono stati incaricati dai giudici di far luce su un eventuale "disturbo cognitivo" di cui potrebbe soffrire la 38enne, come ha sempre sostenuto la difesa. Nel processo di primo grado, Pifferi era stata ritenuta capace di intendere e volere.
"Se dichiarassero l'incapacità non ci crederei", ha commentato fuori dall'aula la sorella Viviana, parte civile nel processo. "Il nostro cuore è spezzato a metà", ha detto ricordando che a metà luglio ricorrerà il terzo anniversario della tragedia. "Tra poco sono tre anni. Quando vado in giro in questi giorni penso al caldo che fa e a una bambina da sola a nel lettino, mentre la mamma è fuori a divertirsi…".