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Si è spento a 89 anni Aimo Moroni, fondatore con la moglie Nadia di uno dei ristoranti più iconici d'Italia. Il ricordo di Massimo Bottura: "La sua cucina come la bandiera italiana"
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Si è spento a Milano Aimo Moroni, 89 anni, maestro indiscusso della ristorazione italiana e fondatore insieme alla moglie Nadia del celebre ristorante "Il Luogo di Aimo e Nadia". Figura centrale nella storia gastronomica del Paese, ha saputo trasformare una trattoria di periferia in un punto di riferimento dell'eccellenza culinaria italiana. "La sua cucina come la bandiera italiana”, ha dichiarato Massimo Bottura, sintetizzando in poche parole l'impatto culturale e simbolico di una carriera lunga oltre sessant'anni. Da una visione autentica della materia prima italiana, Moroni ha costruito un'eredità fatta di sapori, rigore e passione, che oggi continua nelle mani della figlia Stefania e degli chef Negrini e Pisani.
Aimo Moroni nacque a Pescia, in provincia di Pistoia, nel 1934. La moglie Nadia Giuntoli, originaria di Chiesina Uzzanese, condivise con lui non solo la vita privata ma anche una visione comune della cucina. Entrambi figli di carabinieri, vissero l'infanzia in Toscana e si trasferirono a Milano da giovani, nel 1962 aprirono una piccola trattoria in via Montecuccoli. Fu l'inizio di un percorso destinato a lasciare un segno profondo nella gastronomia italiana. Lontani dai riflettori, Aimo e Nadia puntarono tutto sulla qualità degli ingredienti e sulla valorizzazione del territorio, portando avanti una cucina ispirata alla tradizione toscana ma rivisitata con sensibilità moderna.
Quando Aimo e Nadia rilevarono il loro primo locale in via Montecuccoli, nel 1962, la zona era ancora priva di asfalto e lontana dal fermento della Milano del boom. Quel bar si chiamava "Stella" e divenne la base per costruire, con pazienza e visione, uno dei ristoranti più iconici d'Italia. Moroni, arrivato a Milano a soli 12 anni, aveva cominciato vendendo caldarroste e gelati per strada, mentre Nadia aveva mosso i primi passi in cucina nella casa di una zia. L’incontro tra i due fu determinante: uniti dalla stessa origine toscana e da una profonda cultura del lavoro, portarono avanti una filosofia gastronomica centrata sulla freschezza, la stagionalità e l’italianità delle materie prime. Al “Luogo” non si è mai ceduto alle mode effimere: niente sushi mediterranei, né risotti alle fragole. La loro è sempre stata una cucina fedele ai sapori originari del territorio italiano, pensata per “registrare il palato” – come amava dire Aimo – ai gusti autentici della tradizione.
Nel tempo, quella trattoria divenne "Il Luogo di Aimo e Nadia", uno degli indirizzi più noti e stimati nel panorama della ristorazione. Il primo riconoscimento ufficiale arrivò nel 1980, con la prima stella Michelin. La seconda arrivò dieci anni più tardi. Il locale, noto per piatti simbolici come lo Spaghetto al cipollotto del 1965 e la Zuppa Etrusca, divenne sinonimo di coerenza, identità e raffinatezza. Oggi è uno dei pochi esempi di continuità gastronomica che ha saputo passare il testimone alla nuova generazione senza perdere autenticità. A guidare la cucina sono gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani, affiancati dalla figlia Stefania Moroni.
A ricordare Moroni è stato anche Massimo Bottura, che ha definito la sua cucina "come la bandiera italiana”. Un'immagine potente, che restituisce il valore simbolico del suo lavoro. "Il Luogo” è stato infatti un esempio raro di come sia possibile costruire un linguaggio gastronomico originale, radicato nella tradizione ma capace di dialogare con il presente. La filosofia di Moroni non si è mai piegata alle mode: ha sempre cercato di esaltare la materia prima italiana, scegliendo fornitori artigianali, tecniche misurate e sapori netti. Un modello che oggi molti indicano come uno dei pilastri della cucina d'autore in Italia.
Con la scomparsa di Aimo Moroni si chiude un capitolo importante, ma il racconto non si interrompe. Il Luogo prosegue la sua attività rimanendo fedele alla visione originale. La figlia Stefania ha assunto un ruolo chiave nel progetto, portando avanti l'idea di una cucina che unisce arte, cultura e territorio. Il ristorante si è evoluto anche nello spazio, con ambienti rinnovati e collaborazioni artistiche, ma la missione resta invariata: raccontare l'Italia attraverso il gusto. Un'eredità costruita nel tempo, con dedizione e coerenza, che continua a ispirare nuove generazioni di chef.
Aimo e Nadia non sono stati solo una coppia nella vita, ma anche nella professione. Il loro legame, iniziato negli anni Cinquanta a Milano, ha attraversato decenni di cambiamenti sociali e culturali, restando saldo e coerente. Si conobbero da giovanissimi e unirono le forze nella gestione del primo locale già nel 1955, nei pressi della Stazione Centrale. Nadia si affiancò a lui un anno dopo, e da quel momento non si separarono più, né in cucina né fuori. Insieme hanno costruito non solo un ristorante, ma un vero "luogo" di famiglia, in cui lavoro e affetti si fondevano quotidianamente. Hanno cresciuto la figlia Stefania trasmettendole gli stessi valori di rigore, passione e rispetto per le radici. La loro storia è quella di un’unione autentica, fatta di sacrifici, intuizioni e amore condiviso per la cucina e per l'Italia.
Tra le creazioni più celebri di Aimo Moroni spiccano due piatti che sintetizzano perfettamente la sua filosofia culinaria: lo Spaghetto al cipollotto e la Zuppa Etrusca. Il primo, nato nel 1965, è diventato una vera e propria firma del ristorante. Apparentemente semplice, lo spaghetto racchiude una raffinata costruzione del gusto, in cui il cipollotto viene trattato con cura per esaltarne la dolcezza naturale, abbinandosi a un olio extravergine selezionato e a una pasta di alta qualità.
La Zuppa Etrusca, invece, rappresenta l’omaggio alle radici contadine della cucina italiana: un piatto vegetale, complesso ma leggibile, che mette in dialogo legumi, cereali e verdure in un equilibrio di sapori e consistenze. Entrambe le ricette sono diventate emblema della capacità di Moroni di coniugare territorio, tradizione e creatività, anticipando molti dei temi oggi centrali nella cucina contemporanea.