L'APPELLO

Tredicenne ucciso con il suo cane da un pusher a Milano, la famiglia: "Vogliamo giustizia"

Risponderà di omicidio volontario il 27enne che l'ha accoltellato, ma il padre accusa: "Sono stati due giovani con cui è uscito a metterlo in quella situazione, quegli amici lo hanno tradito"

03 Giu 2025 - 13:16
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Chiede giustizia per il figlio, morto dopo essere stato accoltellato da un pusher a Milano, la famiglia di Hazem Ahmed. Ucciso a soli 13 anni per sbaglio insieme con il suo cane Fiamma, un rottweiler. "Vogliamo che il nostro ragazzo non sia dimenticato", dicono i familiari, che vivono a Ponte Lambro. Hazem era uscito per un panino al McDonald's con due amici più grandi, che con lui erano andati a comprare 20 grammi di hashish da Randi Despaigne Martinez, cubano di 27 anni: è lui l'uomo che l'ha accoltellato e ucciso e che, dopo essere stato arrestato dai carabinieri, è accusato di omicidio volontario

Milano, lasciato davanti all'ospedale il ragazzo accoltellato: evidenti le tracce di sangue FOTO

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"Accertare le responsabilità degli amici"

 La famiglia però, scrive "Il Giorno", chiede anche che "sia accertata la responsabilità dei due che hanno portato mio fratello di appena 13 anni in quel luogo, incuranti di metterlo in pericolo", chiarisce Mariam, 18 anni, la sorella maggiore di Hazem. La giovane si riferisce a Ossama A. e Mohamed Z., 19 e 21 anni, entrambi egiziani come Hazem, che quel giorno (era il 16 maggio) erano andati con lui in viale Vittorio Veneto per la droga. E' perché è uscito con loro, dice il padre Ahmed Elsayed, che "Hazem si è trovato in quella situazione". E ricorda: "Prima di uscire è tornato indietro tre volte. Ha abbracciato la madre e, ogni volta, le ha detto 'ti amo'". Adesso la donna, Heba, non fa altro che ascoltare in televisione le preghiere arabe del tempo del lutto. 

La famiglia di Hazem

 Ancora la sorella racconta: "Quando era in ospedale, il giorno prima di morire mio fratello ha aperto gli occhi e, mentre gli nominavo quei due, ha iniziato a piangere". Quella di Hazem è una famiglia numerosa: sette fratelli. Oltre a Mariam, c'è un altro ragazzo di 17 anni, due fratelli più piccoli di 11 e 5 anni e due sorelle di 8 e di 6. "Mio figlio è nato in Egitto ma è cresciuto a Milano, dove ci siamo trasferiti nel 2012 - dice il padre -. Non vedeva l'ora di andare a visitare il suo Paese d'origine. Saremmo partiti tutti insieme il 19 maggio". 

Chi era il 13enne ucciso

 Il 13enne studiava per l'esame di terza media e frequentava l'istituto Montalcini a Peschiera Borromeo. "Voleva diventare zoologo - dice Mariam -. Diceva che gli animali sono meglio degli uomini. Amava la boxe: si allenava sempre e sembrava un gigante. Un gigante buono, un grande sportivo. Giocava anche a basket. Era sempre insieme alla sua cagnolina Fiamma. L'aveva salvata dai maltrattamenti del precedente proprietario e lei viveva per lui". Il padre ricorda che quel giorno maledetto "sono risaliti all'identità di mio figlio tramite il microchip di Fiamma". 

Il quartiere e gli amici

 Gli amici del quartiere lo avevano soprannominato Gata, dal gioco Gta, che tra i personaggi ha un giovane con un cane. Adesso vorrebbero organizzare una fiaccolata in sua memoria e dedicargli un murale. "Magari per il suo compleanno", dice il suo amico Davide: avrebbe compiuto gli anni il 24 giugno. E il presidente milanese della comunità egiziana Aly Harhash lancia un appello alla città: "Non lasciate sola questa famiglia: aiutateli". 

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