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Zanardi, parla il soccorritore: "Dieci minuti di ritardo e sarebbe morto"

Robusto Biagioni, 40 anni di professione di cui 30 in medicina di emergenza, racconta quei minuti drammatici: "Quando lo abbiamo stabilizzato mi sono emozionato. Ero provato. Ora sono ottimista"

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"Lo abbiamo trovato in condizioni gravissime, aveva il volto devastato dalle fratture e non riusciva a respirare. Fossimo arrivati dieci minuti dopo sarebbe morto". A parlare sulle colonne del Corriere della Sera è Robusto Biagioni, medico di emergenza e responsabile del 118 della zona di Grosseto, che a bordo dell'elisoccorso è andato a salvare Alex Zanardi. "Ho visto casi peggiori del suo e sono andati a lieto fine, ecco perché ho fiducia per Alex". 

Sono stati minuti intensi quelli vissuti dalla squadra del 118 atterrata con l'elicottero Pegaso 2 in un campo e poi arrivata sul luogo dell'incidente in 4-5 minuti attraverso un bosco grazie all'aiuto di un operatore del Soccorso alpino. "Lo avevo incontrato più volte - spiega Biagioni parlando di Zanardi -, veniva spesso a salutare gli amici del 118. Me lo sono ritrovato davanti in quelle condizioni ed è stato duro mantenere calma e distacco indispendabili affinché un medico agisca nel modo migliore. Quando lo abbiamo trasportato al Policlinico La Scotte, mi sono emozionato. Ero emotivamente provato".

 

Il soccorritore, 40 anni di professione, di cui 30 in medicina di emergenza, racconta quanto sia stato fondamentale il lavoro fatto anche da Cristina La Cava, la collega dell'ambulanza "che aveva iniziato a fare, per fortuna, quanto necessario per stabilizzarlo". Appena arrivata la squadra, si è ritrovata il campione supino per strada "in gravissime condizioni. Poteva resistere solo pochi minuti. La mia collega lo aveva trovato in uno stato comatoso, con momenti di agitazione. Muoveva le braccia in modo sconnesso, urlava. Il volto era devastato dalle fratture". 

 

 

Per il medico l'operazione decisiva che ha salvato la vita di Zanardi è stata l'intubazione, "certamente il passaggio della cannula tubo fino alla trachea per consentirgli la respirazione artificiale. Non è stato facile - sottolinea -, perché aveva il volto devastato dalle fratture". Poi c'è stata la seconda fase: quella del bendaggio di tutta la parte superiore del volto, della testa e la stabilizzazione delle varie fratture che "abbiamo riscontrato". 

 

Atterrati a Pienza, luogo dell'incidente, alle 17.20, il team è ripartito alle 17.47 ed è atterrato al Policlinico di Siena alle 18.35, "dove ci stavano aspettando ed erano pronti per l'intervento chirurgico", osserva Biagioni. Minuti basilari che hanno garantito fino a oggi di mantenere vive le speranze sul risveglio del campione. Il medico quindi rimane ottimista: "Sono intervenuto su casi persino peggiori risolti positivamente, anche contro le nostre previsioni. Sono convinto che Alex ce la possa fare: è un atleta e ha grinta e voglia di vivere", conclude.

 

 

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