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L'impresa di Federico in sedia a rotelle: sullo Stelvio con la sola spinta delle braccia | "Lassù per tutti i disabili"

Il 28enne paralimpico di Schio ha percorso in carrozzina 25 chilometri e 1.800 i metri di dislivello, arrivando in cima in quasi otto ore: due in anticipo sulla tabella di marcia nonostante il meteo proibitivo

L'impresa di Federico in sedia a rotelle: sullo Stelvio con la sola spinta delle braccia | "Lassù per tutti i disabili" - foto 1
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Sette ore 57 minuti e 56 secondi fino a raggiungere Cima Coppi a 2.758 metri di altitudine: è con questi tempi, (e con due ore di anticipo rispetto al programma, nonostante il forte maltempo), che Federico Rossi, 28enne di Schio (Vicenza), ha scalato lo Stelvio in sedia a rotelle, con la sola spinta delle braccia.

Venticinque i chilometri percorsi a 1.800 metri di dislivello con 48 tornanti, sotto pioggia e neve, sulla vetta ciclabile più alta d'Italia. Un'impresa storica, dopo due anni di preparazione durissima. "Lo scopo - ha affermato all'arrivo l'atleta paralimpico a Il Corriere del Veneto - era di portare fin lassù, idealmente, tutti coloro che soffrono di disabilità molto più gravi della mia e che non possono praticare alcuno sport".

"Avevo messo in conto nove ore, pause comprese, - ha precisato Federico Rossi dopo l'impresa, - invece sono andato più spedito del previsto". E' stata utilizzata una sedia a rotelle realizzata dall'azienda vicentina Aria Wheels, con telaio superleggero in magnesio abbinato a un prototipo di ruote della francese Corima.

 

"La parte più difficile è arrivata quasi subito - ha raccontato a Il Corriere del Veneto - quando l'asfalto attraversa i boschi e la salita si fa ripida. Però non ho mai avuto la tentazione di mollare, neppure quando ha iniziato a nevicare e mi sono ritrovato costretto a cambiare i guanti e a fermarmi per spalmare altra crema che serve per impedire ai muscoli di raffreddarsi troppo".

 

Poi, con una nota di nostalgia, l'atleta, ripensando a questa metà della sua vita sulla carrozzina, ha aggiunto: "Io me lo ricordo com'era camminare: era bello andare sul Pasubio a fare trekking con mamma e papà. Allora ci sono delle volte in cui vorrei prendere la sedia a rotelle e scagliarla contro un muro, e se non lo faccio è solo perché altrimenti dovrei rimanere bloccato sul divano finché non la riparano".

 

"Ma, - ha concluso, - dopo tutta questa fatica fatta insieme, un po' ci ho fatto la pace, con lei. L'ho guardata, e le ho detto 'grazie'".

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