La procura minorile ha chiuso le indagini

Turista uccisa da una statuetta a Napoli, a lanciarla è stato un 13enne

Si tratta di "un adolescente problematico, che già in passato si sarebbe reso protagonista di lanci di oggetti dal balcone. Vista l'età non è considerato imputabile"

29 Mag 2025 - 12:42

La procura minorile di Napoli ha chiuso le indagini sulla morte di Chiara Jaconisla turista padovana di 30 anni colpita alla testa il 15 settembre 2024 da una statua caduta da un balcone nei Quartieri Spagnoli. Il responsabile sarebbe un 13enne. Lo riporta Il Gazzettino, aggiungendo che si tratta di "un adolescente problematico, che già in passato si sarebbe reso protagonista di lanci di oggetti dal balcone. Vista l'età non è considerato imputabile". La posizione del fratello 14enne è stata archiviata. Resta, invece, aperta l'inchiesta della procura ordinaria "per verificare eventuali responsabilità dei genitori". 

Il Gazzettino riporta, inoltre, che "dagli atti della procura minorile, trasmessi agli avvocati della famiglia Jaconis, emerge che le statuette lanciate in strada sarebbero addirittura due e peserebbero complessivamente oltre 10 chili". In passato, il 13enne "avrebbe lanciato tablet, cuscini e altri oggetti".  

"Visti i precedenti, tutto ciò poteva essere evitato. Attendiamo che i nostri avvocati analizzino tutto il materiale arrivato dalla Procura minorile e attendiamo l'esito delle indagini della procura ordinaria, poi tireremo le somme. Da ciò che emerge capiamo che quel ragazzino poteva e doveva essere seguito con più attenzione", ha dichiarato il padre della vittima, Gianfranco.  

"Dopo aver ricevuto gli atti, provo una profonda rabbia. Fino a quel momento, nutrivo ancora la speranza che si fosse trattato di una semplice casualità. Invece è ormai evidente che si è verificato un fatto grave che sarebbe stato facilmente evitabile. Trovo difficile credere che il figlio minore abbia agito da solo. Quello che mi colpisce maggiormente, però, è l'atteggiamento dei genitori. Fino a oggi hanno sempre negato ogni responsabilità, affermando di non aver mai visto gli oggetti in questione, sostenendo quindi che non appartenessero a loro. Eppure, gli atti raccontano un'altra storia. Spero e credo che tutto ciò rappresenti un'aggravante per le responsabilità che ricadono sui genitori. Il loro comportamento, tra omissioni e negazioni, rende ancora più grave quanto accaduto", ha invece affermato Roberta, la sorella di Chiara.  

"Non vogliamo vendetta ma chiediamo giustizia. Spero che in questo senso la legge ci aiuti", sono infine le parole della madre della vittima, Cristina.  

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