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Trentino, il piano di ripopolamento degli orsi: cos'è e come ha funzionato

A "Controcorrente" il responsabile dell'Area Animali Selvatici della Lav (Lega Anti Vivisezione), Massimo Vitturi: "Aveva l'obiettivo di creare una popolazione autonoma, ma... "

Si chiama Life Ursus ed è il progetto di ripopolamento degli orsi nelle zone del Trentino. È partito nel 1989 quando dalla Slovenia sono stati trasferiti quattro esemplari di orso. Oggi dopo 33 anni ne sono circa 120. A "Controcorrente" il responsabile dell'Area Animali Selvatici della Lav (Lega Anti Vivisezione), Massimo Vitturi, spiega le finalità e i fallimenti del progetto. "Aveva l'obiettivo di creare una popolazione autonoma che si auto sostenesse e che si diffondesse anche sull'arco alpino", racconta. 

Il progetto Life Ursus - Il piano per il ripopolamento degli orsi in Trentino ha permesso la nascita e la crescita di circa 120 orsi. Se da un lato il progetto ha "permesso di creare una popolazione autonoma di orsi che si auto sostenesse", spiega il responsabile dell'Area Animali Selvatici, dall'altro lato non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. "Gli orsi si sono trovati molto bene sul territorio Trentino" e non si sono stanziati sull'arco alpino così come prevedeva in origine il piano. "Qui hanno risorse sufficienti e non hanno interesse ad andare a cercare altre zone", spiega Vitturi a Rete 4.

Le "falle" nel progetto - Il problema è che il piano di ripopolamento non sarebbe stato accompagnato da misure che solitamente vengono prese in altri Paesi con una forte presenza di orsi. Come per esempio i cassonetti con l’apertura anti orso, introdotti solo nel 2020. Prima di quel momento gli orsi si sono nutriti della spazzatura, un fattore di attrazione nei centri urbani per questi animali. "L'orso che, per sua natura, è diffidente nei confronti di noi umani nel momento in cui associa alla nostra presenza quella del cibo, a quel punto, diventa molto confidente. E quindi è da noi educato a mettere in relazione la presenza umana con quella del cibo", considera l'esperto. 

 

Un altro fattore che sembra non aver funzionato nel piano Life Ursus è la comunicazione con le persone. I cartelli che, in quelle zone, comunicano la presenza degli orsi sarebbero pochi. Sia la popolazione che i turisti non sono stati informati su come gestire un incontro ravvicinato con il mammifero selvatico. 

I recinti per gli orsi - La provincia autonoma di Trento è l'unica in Europa ad avere un recinto per gli orsi, molto simile a una prigione. Si chiama Casteller ed è un piccolo terreno diviso in tre aree di reclusione. In questo momento lì è rinchiuso M59. L'orso, ribattezzato con il nome papillon, è stato catturato perché entrava nelle baite in cerca di latte e formaggio. "I carabinieri forestali, a seguito di un'indagine, hanno scoperto che gli orsi all'interno di quel recinto erano sottoposti a un uso massiccio di psicofarmaci perché in quelle condizioni erano in preda a fortissimo stress, che poi scaricavano con violenza contro la saracinesca del recinto", conclude Vitturi. 

 

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