Affetto da una grave cardiopatia congenita, Muse è tornato a respirare grazie alla mobilitazione di medici, fondazioni e volontari
Due parole soltanto, essenziali: "Help me". Due parole che hanno attraversato migliaia di chilometri, sono arrivate nella casella di posta di un cardiochirurgo torinese e hanno innescato un movimento di solidarietà internazionale. Così è cominciata la storia di Muse, un bimbo somalo di 13 mesi affetto da una grave cardiopatia congenita, arrivato a Torino per l'unica possibilità di salvezza: un intervento chirurgico che in Somalia non era possibile effettuare.
Un messaggio che poteva sembrare una truffa, ma non lo era. L'email, indirizzata a Carlo Pace Napoleone, direttore della Cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita, avrebbe potuto essere scambiata per phishing. Ma quel "Help me", accompagnato da una richiesta troppo precisa per sembrare inventata, non lasciava dubbi. Dietro c'era un padre che tentava l'ultima carta per salvare il figlio, consapevole che il tempo stava per scadere. Muse era nato con un canale atrioventricolare completo, una malformazione aggravata dalla sindrome di Down: una patologia che dopo i sei mesi di vita inizia a danneggiare irreversibilmente i polmoni.
In Somalia i medici hanno riconosciuto la malattia, ma non avevano le attrezzature per intervenire. Eppure un legame con Torino, in questa storia, esisteva già: una dozzina di anni fa alcuni medici piemontesi avevano contribuito alla nascita, a Hargeisa, di una struttura sanitaria sostenuta dalla fondazione Specchio dei Tempi. Forse proprio da lì qualcuno ha suggerito alla famiglia di Muse dove cercare aiuto.
Ricevuta la mail, dal Regina Margherita parte immediatamente l'organizzazione. La Fondazione Mediolanum ha promosso una raccolta fondi; la Flying Angels Foundation si è occupata del trasferimento aereo del piccolo, avvenuto lo scorso 19 ottobre; l'Associazione Amici Bambini Cardiopatici ha garantito accoglienza e sostegno alla madre. Dopo gli ultimi accertamenti nel reparto di Cardiologia pediatrica, è arrivato il giorno dell'intervento. In sala operatoria l'équipe, guidata da Carlo Pace Napoleone, ha lavorato per sei ore, utilizzando la circolazione extracorporea per poter accedere al cuore del bimbo. Un intervento complesso, eseguito all'interno del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino. Muse si è svegliato dopo poche ore: respirava da solo ed era stabile. "Nonostante il ritardo ce la farà" assicurano i medici.