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Lo studente italiano arrestato a Miami: "Mi sentivo senza scampo, quell'incubo ritorna ancora e lo sogno ogni notte"

"Avevo perso ogni speranza. Non potevo telefonare, ero abbandonato". Dopo il terrore, il compagno di stanza del campus ha rintracciato Matteo Falcinelli e pagato la cauzione per farlo uscire

Per Matteo Falcinelli, il 25enne incaprettato dagli agenti dalla polizia di Miami, l'incubo continua ogni giorno.

Lo studente italiano arrestato in Florida nella notte tra il 24 e il 25 febbraio racconta la sua vita più di due mesi dopo quella terribile esperienza descrivendo quei momenti bui che lo hanno segnato nel profondo. E che lo tormentano ancora oggi.

Lo studente italiano arrestato a Miami:
Tgcom24

 

"La mia testa è ancora in quella cella"

 Le torture, le violenze, la solitudine. Tutto questo rivive nelle parole di Matteo, raccolte dal "Giorno". "Mi sentivo una pedina nelle mani di altri", racconta riferendosi alle ore trascorse in una caserma di North Miami Beach, dove gli agenti gli avevano legato le mani alle caviglie, lasciandolo così per 13 lunghissimi minuti. Quelle torture gli sono rimaste in mente, dice ancora lo studente di Spoleto. "Ogni mattina è come se fosse accaduto ieri e invece sono passati due mesi. Ma la mia testa è sempre lì, in quella cella, in quel dolore che non passa. Un dolore che ritorna continuamente. Lo sogno ogni notte". 

 

Il dolore alle mani e alla schiena

 Le manette troppo strette che gli fanno sentire spesso ancora oggi "le mani addormentate, sai a volte sembra che migliorino e poi invece la destra a volte continua a vibrare come se mi dessero la scossa. Mi hanno detto che ho dei danni ai nervi delle mani". E il male alla schiena che non smette, per quella posizione innaturale e dolorosa in cui l'hanno costretto durante l'arresto. "Ma tutto questo penso possa passare. Il resto non lo so", dice. 

 

 

Il compagno del campus

 Poi, ricorda i momenti successivi all'arresto. "Avevo perso ogni speranza: non potevo telefonare a nessuno, mi sono sentito abbandonato, nel dolore e nel freddo di quella prigione. Pensavo solamente 'ma qualcuno saprà che sono qui? Che fine farò? Resterò qui per sempre?". E' stato il suo compagno di stanza al campus che lo ha rintracciato al Tgk Correction Center dove era arrivato dopo essere stato ricoverato in ospedale per le ferite riportate durante l'arresto. E' stato l'amico a pagare la cauzione di 4mila dollari per farlo uscire. 

 

E' ancora Matteo a ricordare: "Non sapevo cosa stava succedendo là fuori, mi sentivo come un animale in trappola, ma quel mio amico per fortuna ha trovato la strada. E solo quando ho sentito la sua voce ho pensato che potevo farcela. Non so cosa avrei fatto senza di lui. Mi ha cercato quando si è accorto che non ero rientrato al campus. E mi ha trovato. Non lo dimenticherò mai". 

 

La solidarietà e i messaggi

 Nel campus Matteo frequenta un master alla Florida International University. E negli ultimi giorni, dopo che la sua terribile storia è stata raccontata, lo hanno inondato i messaggi di amici e sconosciuti. "Avevo detto io alla mamma che volevo condividere la mia storia perché non succeda ad altri quello che è successo a me. Ma questa attenzione così forte sulla mia storia mi sembra così strana. Non sono abituato. Ma mi dà conforto e ringrazio tutti". 

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