l'esplosione del 9 aprile 2024

Strage di Suviana, 11mila euro di risarcimento ai famigliari di una delle vittime: esclusa la compagna

Il 37enne Alessandro D'Andrea perse la vita con sei colleghi nell'esplosione del 9 aprile 2024 nella centrale idroelettrica di Bargi, nell'Appennino bolognese

09 Mag 2025 - 16:30
Alessandro D'Andrea,37 anni, di Pontedera, tecnico specializzato con numeroseesperienze anche all'estero © Da video

Alessandro D'Andrea,37 anni, di Pontedera, tecnico specializzato con numeroseesperienze anche all'estero © Da video

"Una somma offensiva". Bolla così il risarcimento dell'Inail ai parenti di Alessandro D'Andrea, l'operaio 37enne morto con altri sei colleghi il 9 aprile 2024 nell'esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, nell'Appennino bolognese, il legale della famiglia, dando notizia degli 11mila euro di rimborso previsti dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. E dalla cifra è stata esclusa la compagna della vittima, Sara Bianco, in base alla legge 1124 del 1965 che prevede l'indennizzo solo in regime di matrimonio. Come anticipa Il Resto del Carlino, la famiglia D'Andrea sarebbe pronta a presentare ricorso in Cassazione.

Esplosione alla centrale di Suviana: la ricostruzione

1 di 1
© Withub

© Withub

© Withub

Il rimborso-beffa

 Neanche le sorelle di Alessandro D'Andrea potranno accedere a questi 11mila euro prospettati dall'Inail. "E' tempo di intervenire anche sul piano dell'indennizzo per gli infortuni, la legge 1124 del 1965 è superata: ci batteremo per modificarla e lo faremo anche nell'interesse di tutti quelli che si trovano nella nostra tragica situazione", fanno sapere i parenti del 37enne.

Le vittime della strage di Suviana

 Oltre a D'Andrea, nell'esplosione del 9 aprile 2024 persero la vita Adriano Scandellari, 57 anni, Paolo Casiraghi, 59 anni, Vincenzo Garzillo, 68 anni, Pavel Petronel Tanase, 45 anni, Mario Pisani, 64 anni e Vincenzo Franchina, 35 anni.

Cinque gli indagati per l'esplosione nella centrale idroelettrica

 Dopo un anno e un mese ci sono, intanto, i primi cinque indagati per l'incidente del 9 aprile 2024, quando un improvviso scoppio sotterraneo uccise sette lavoratori impegnati in un collaudo a un generatore della centrale idroelettrica di Enel Green Power di Bargi, sul lago di Suviana e ne ha feriti altri sei, facendo crollare e allagare parte della struttura.

I vigili del fuoco hanno lavorato in questi mesi per svuotare dall'acqua i locali dell'impianto sull'Appennino bolognese, arrivando al piano meno cinque. Operazioni andate avanti a rilento, per la particolarità delle condizioni ambientali e la necessità di avere garanzie di sicurezza. Ora, per poter procedere con gli ulteriori piani e soprattutto per far recuperare ai sommozzatori, staccandoli materialmente dalle pareti, alcuni componenti elettronici ritenuti fondamentali per ricostruire le cause di quello che è successo, in combinazione con l'analisi delle scatole nere, la Procura di Bologna disporrà un accertamento irripetibile.

E così il fascicolo, fin qui contro ignoti, ha visto le prime iscrizioni, per i reati di disastro colposo, omicidio colposo sul lavoro plurimo e lesioni colpose sul lavoro. A questo punto le parti, indagati e persone offese, saranno formalmente avvisate e potranno nominare consulenti da affiancare a quelli scelti dai pm.

Le ipotesi sulla strage

 Nella relazione preliminare depositata a novembre, gli esperti, pur senza poter raggiungere fisicamente il luogo dello scoppio, hanno chiarito che tutto è avvenuto in circa sei secondi. Obiettivo degli inquirenti (pm Flavio Lazzarini e Michela Guidi) è capire non solo come e perché si sia verificato, ma soprattutto se ci fosse un margine di prevedibilità e se l'ambiente di lavoro fosse adeguato al collaudo di un generatore, che si stava svolgendo tra i piani -8 e -10. I periti avevano sottolineato che il disastro potrebbe essere stato provocato dalla rottura di un componente dell'alternatore, per fatica o per qualche altro fenomeno che ha "bloccato" (frenato violentemente) l'albero sotto il rotore, lato turbina. In conseguenza di ciò il movimento rotatorio per inerzia avrebbe tranciato un collegamento dell'albero dell'alternatore facendo collassare il gruppo, provocando la fuoriuscita di olio dei cuscinetti e le fiamme che si sono sviluppate.

Una causa meccanica, quindi, compatibile con le dichiarazioni dei testimoni. Tutto, in definitiva, sarebbe accaduto in soli 6,2 secondi. Si può quindi ipotizzare che l'incidente nasca da una sollecitazione meccanica. Una delle ipotesi avanzate dai periti è che il cedimento meccanico che ha fatto collassare il gruppo sia stato provocato dal distacco di un polo dell'alternatore.

Gli esperti avanzano però altre cinque ipotesi: il fenomeno di cavitazione che potrebbe aver causato la rottura di una pala di turbina; anomalie nel funzionamento di un cuscinetto; un'anomalia nella chiusura della valvola rotativa; un'anomalia nella chiusura del distributore; variazioni di pressione a elevata frequenza. Servirà altro tempo per avere qualche risposta più chiara.

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri