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Strage Roma, il marito di una vittima: "Non perdono Campiti, ora non facciamolo passare per un matto"

La moglie, Sabina Sperandio, è una delle tre vittime di domenica mattina. Lui non si dà pace: "Le avevo chiesto di non andare all'assemblea, ma il suo senso del dovere non mi ha dato ascolto"

Tanta rabbia e amarezza dopo la strage di Roma.

"Mia moglie era una santissima donna. Non meritava di essere ammazzata in quel modo", si sfoga così Claudio D'Angelo, marito di Sabina Sperandio, 71 anni, consigliera del Consorzio Valleverde, uccisa domenica mattina insieme ad altre due donne da Claudio Campiti. "Le ho chiesto di non andare, ma lei non mi ha voluto ascoltare e si è recata all'incontro. Per lei il dovere veniva prima di tutto". Ora però, Claudio non si dà pace. "Quell'uomo è vendicativo - dice a La Stampa -, non facciamolo passare per un matto".

Lui, domenica, all'assemblea non ci è voluto andare, aveva chiesto a sua moglie di rimanere a casa, e invece... "Io, in verità, avrei voluto che addirittura si dimettesse dall'incarico di consigliera - spiega Caludio -. Con tutti i guai di quei contenziosi con Campiti c'era un'aria che non mi piaceva. Lo avevo detto a mia moglie, ma per lei il dovere veniva prima di tutto. Era una donna molto generosa e altruista"

 

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Tre donne morte, quattro feriti di cui una donna gravissima. Tutti legati al quel Consorzio Valleverde che Claudio Campiti, l'uomo fermato per la strage di Roma, considerava il suo nemico e contro il quale non s'è fatto scrupolo ad aprire il fuoco. A morire sono state Elisabetta Silenzi, 55 anni, la segretaria contabile del Consorzio; la consigliera Sabina Sperandio, di 71 anni, "una persona carissima, tranquilla, una pensionata - la racconta un parente. - Una donna tranquilla che non aveva mai menzionato problemi del consorzio". E poi Nicoletta Golisano, 50 anni, revisore dei conti, che conosceva il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

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Sui problemi personali di Campiti però, il marito di Sabina non vuole sentire ragioni. "Io non lo so cosa gli è passato per la testa. E nemmeno lo voglio sapere. So solo che io, come i familiari delle altre due vittime, sto patendo le pene dell'inferno. Mi dispiace ma non posso perdonare quell'uomo, non posso perdonare quello che ha fatto. Anzi le dico di più: ormai in giro ci sono troppe persone che compiono delle atrocità e vogliono farsi passare per matti. Ma matti non sono. E non possono essere perdonati"

Poi, tanta amarezza per come Campiti sia riuscito a rubare un'arma dal poligono: "Mi sembra una follia. Pura follia. Possibile che non ci sianostati controlli adeguati?  - si domanda furioso - Possibile che nessuno si sia accorto che  si è allontanato con la pistola e con una montagna di proiettili?". 

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