era con la fidanzata

Strage di Corinaldo, 26enne condannato esce dal carcere per laurearsi e scompare

Dopo essere diventato dottore in Giurisprudenza all'Università di Bologna non è rientrato in cella

06 Lug 2025 - 14:40
 © Ansa

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Condannato a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo nella discoteca Lanterna Azzurra, Andrea Cavallari è latitante da giovedì. Il 26enne componente della "banda dello spray", secondo quanto riporta il Corriere Bologna, aveva ottenuto un permesso per uscire dal carcere per laurearsi in Giurisprudenza all'Università di Bologna: ha discusso la tesi, è stato proclamato dottore ma non è più rientrato in carcere.

Cavallari tre anni fa aveva iniziato a studiare Giurisprudenza, e il 3 luglio, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Tribunale di Sorveglianza, è uscito di prigione senza scorta della polizia penitenziaria, accompagnato solo dai familiari, per discutere la tesi del corso di laurea triennale in Scienze Giuridiche con specializzazione in Consulente del lavoro e delle relazioni aziendali. Dopo la proclamazione, rimasto solo con la fidanzata, il 26enne però è scomparso.

La strage di Corinaldo risale alla serata dell'8 dicembre 2018: poco prima del concerto di Sfera Ebbasta nella discoteca Lanterna Azzurra, la banda di cui Cavallari faceva parte spruzzò spray urticante nella sala del locale. L'intento era quello di creare un "diversivo" per derubare il pubblico delle collanine d'oro: secondo quanto ricostruito durante il processo, il gruppo era specializzato in questo tipo di azione. Quella sera, però, lo spray al peperoncino scatenò il panico e il fuggi-fuggi generale. Nella calca per raggiungere l'uscita 6 persone (cinque ragazzi e una mamma 39enne) morirono, mentre altre 59 persone restarono ferite.

Cavallari era stato arrestato alcuni mesi dopo, nell'estate 2019: durante le varie fasi del processo si è sempre dichiarato innocente. E prima della sentenza d'appello aveva chiesto di parlare alla corte, spiegando di aver "commesso mille errori" ma di essere estraneo alle accuse. I giudici l'avevano però condannato, e la condanna è stata confermata dalla Cassazione.

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