La latitanza dorata di Giancarlo Tulliani a Dubai
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La Guardia di Finanza blocca conti, immobili e autovetture riconducibili all'uomo, già condannato in primo grado a sei anni per riciclaggio
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La Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro da oltre 2,2 milioni di euro disposto dal Tribunale di Roma nei confronti di Giancarlo Tulliani, già condannato in primo grado a sei anni per riciclaggio e attualmente latitante a Dubai. Il provvedimento riguarda una villa nella Capitale, conti correnti accesi sia in Italia sia all'estero e due autovetture, tra cui un modello di lusso. L'operazione trae origine da una più ampia inchiesta giudiziaria avviata nel 2017, che aveva portato a misure cautelari nei confronti di un gruppo ritenuto parte di un'associazione a delinquere transnazionale dedita a reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
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L'intervento delle Fiamme Gialle si inserisce in un filone investigativo avviato otto anni fa, quando lo Scico della Guardia di Finanza aveva eseguito una serie di provvedimenti nei confronti dei presunti componenti di un'organizzazione attiva in più Paesi. Le indagini avevano evidenziato la movimentazione di fondi di provenienza illecita, gestiti attraverso una rete di società e intermediari con base anche fuori dall'Italia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'associazione avrebbe reimpiegato parte dei profitti in attività economiche e finanziarie, nonché nell'acquisizione di immobili.
Dalle fonti emerge che Giancarlo Tulliani sarebbe stato tra i destinatari dei trasferimenti di denaro considerati irregolari dagli investigatori. Le somme, talvolta prive di causale o accompagnate da documenti contrattuali ritenuti fittizi, sarebbero state ricevute direttamente o tramite società offshore riconducibili alla famiglia. Il denaro, una volta accreditato, veniva trasferito su conti esteri e successivamente impiegato in investimenti su beni immobili e mobili. Questi elementi sono stati confermati dalle verifiche degli inquirenti, che hanno ricostruito una catena di operazioni bancarie considerate finalizzate al riciclaggio.
Il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro sulla base delle risultanze delle indagini patrimoniali condotte dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Gli accertamenti finanziari hanno mostrato, per il periodo compreso fra il 2008 e il 2015, una sperequazione significativa tra i redditi dichiarati da Tulliani e il tenore di vita risultante dai beni nella sua disponibilità. Questo quadro, secondo le autorità giudiziarie, ha contribuito alla decisione di procedere sia sul piano penale sia sul fronte delle misure di prevenzione. Nel 2024, al termine del processo di primo grado, è arrivata la condanna a sei anni per riciclaggio e la contestuale confisca dei beni considerati provento delle attività illecite.
Il provvedimento firmato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma riguarda una villa nella Capitale, conti correnti intestati o riconducibili a Tulliani in Italia e all'estero e due autovetture, di cui una di alta gamma. Il valore complessivo dei beni sequestrati è stimato in circa 2,2 milioni di euro. Le autorità hanno confermato che il sequestro rientra nella strategia della Direzione distrettuale antimafia per colpire i patrimoni formati grazie al presunto reimpiego di proventi illeciti legati all'associazione individuata nel 2017.
Secondo la documentazione disponibile, Tulliani risulterebbe latitante a Dubai. La ricostruzione della sua posizione negli Emirati, compresi gli interventi delle autorità locali, resta un elemento rilevante per comprendere l'evoluzione della vicenda. Le informazioni relative alla sua permanenza negli Emirati contribuiscono a delineare il quadro complessivo della latitanza e dei suoi spostamenti nel tempo. Anche gli sviluppi giudiziari maturati negli Emirati Arabi, inclusi i provvedimenti adottati dalle autorità locali, rientrano nel contesto più ampio delle iniziative che hanno accompagnato la sua posizione all'estero.
La normativa italiana distingue tra sequestro penale e sequestro di prevenzione, entrambi applicabili nei procedimenti che coinvolgono reati economico-finanziari. Il sequestro può essere disposto quando i beni sono ritenuti collegati al reato o quando emerge una sproporzione evidente tra entrate dichiarate e patrimonio posseduto. Entrambi gli strumenti mirano a impedire che valori di provenienza illecita restino nella disponibilità degli indagati e possono sfociare nella confisca definitiva.
La latitanza non sospende i procedimenti in corso e non impedisce l'applicazione di misure patrimoniali. Quando una persona risulta irreperibile oltreconfine, la magistratura può attivare i canali di cooperazione internazionale o richiedere misure restrittive compatibili con le norme del Paese in cui il soggetto si trova. Le indagini economico-finanziarie possono proseguire parallelamente, mentre resta aperta la valutazione dei provvedimenti da eseguire.
Dopo il sequestro, i beni vengono affidati all'amministrazione giudiziaria o all'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. L'obiettivo è garantirne la conservazione, impedirne la dispersione e mantenerne il valore economico. Nel caso degli immobili viene nominato un amministratore, mentre le somme presenti sui conti correnti restano bloccate fino alla conclusione dell'iter giudiziario. La confisca può stabilirne il passaggio definitivo allo Stato.