Salute, quali sono i poli d'eccellenza sanitaria in Italia
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I viaggi della speranza verso le strutture all'avanguardia costano intorno ai 3 miliardi l'anno. E da Roma arriva un nuovo progetto per garantire cure di alto livello su tutto il territorio nazionale
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Nella classifica dei super ospedali italiani, i centri di cura di eccellenza sono quasi tutti al Centro nord: il Sud ne può vantare soltanto due, mentre nelle Regioni del Nord ce ne sono 12 e sette in quelle centrali. E' quanto risulta dalla classifica del "Sole24Ore", che pubblica i nomi dei poli che si segnalano per il numero dei pazienti curati e per la gestione dei casi più complessi. La mappa aggiornata del ministero della Salute mette ai primi tre posti altrettanti centri milanesi, mentre per trovare un ospedale sotto Roma bisogna arrivare al quattordicesimo posto, dove figura l'Azienda ospedaliera Dei Colli, di Napoli.
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Una situazione che mette i malati nelle condizioni di dover spesso emigrare verso le strutture migliori, in quel fenomeno dei "viaggi della speranza" che testimoniano il forte sbilanciamento dei sistemi di cura nel nostro Paese. Ma ora il ministero della Salute vuole intervenire.
Oggi i poli d'eccellenza sono concentrati in Lombardia, dove sorgono cinque tra le strutture migliori in Italia: il Galeazzi, al primo posto con i suoi 145,3 punti, seguito dall'Humanitas di Rozzano (129,3) e dal San Raffaele di Milano (94,6). Il punteggio viene calcolato considerando il peso medio della casistica del Drg (Diagnosis related group, in italiano Raggruppamenti omogenei di diagnosi) e l'attrattiva dalle altre Regioni, legata quindi alla mobilità dei pazienti. Ma in classifica figurano anche il Niguarda (dodicesimo posto con 46,2 punti) e il San Matteo di Pavia (sedicesimo con 33,6 punti).
Una struttura è in Emilia Romagna, il Sant'Orsola Malpighi, mentre il Veneto dispone di tre ospedali d'eccellenza, l'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, il Sacro Cuore Don Calabria sempre a Verona, l'Azienda ospedaliera di Padova; la Toscana di tre, cioè l'Azienda ospedaliero-universitaria Pisana, quella Senese e la Careggi di Firenze; il Lazio ancora tre, il Gemelli di Roma, il Campus Bio Medico di Roma, la San Camillo-Forlanini, sempre a Roma. Scendiamo a due strutture in Piemonte, l'ospedale Mauriziano Umberto I di Torino e l'Azienda sanitaria Antonio e Biagio e C. Arrigo ad Alessandria, mentre dispongono di una sola struttura le Marche, con l'Azienda ospedaliera universitaria delle Marche, la Liguria con il Policlinico San Martino di Genova, e la Puglia, con l'Ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia).
Una mappa che si presenta decisamente sbilanciata a favore del Nord, e su cui il ministero della Salute intende quindi intervenire. Gli ultimi dati aggiornati, che risalgono al 2023, ci dicono che solo in quell'anno lo spostamento di centinaia di migliaia di pazienti dal Sud al Nord alla ricerca di cure specialistiche è costato 3 miliardi di euro.
A Radio24 il ministro Orazio Schillaci ha detto che il Servizio sanitario nazionale va ammodernato per garantire i principi base di universalità e gratuità delle cure. In questo senso sono pronti due collegati alla finanziaria, il primo, spiega, "riguarda il riordino delle professioni sanitarie", mentre il secondo è sul "rafforzamento della rete ospedaliera e della rete territoriale" e ha l'obiettivo di "rendere più efficienti il sistema".
Il progetto è quello di ridisegnare la rete ospedaliera e di riformare anche il sistema dei medici di famiglia, con una riforma che potrebbe arrivare già dopo l'estate con un ddl di delega. Il ministro vorrebbe creare una rete di "ospedali nazionali di riferimento" di terzo livello che avranno a disposizione le ultime grandi attrezzature mediche d'avanguardia e il necessario personale sanitario senza paletti, grazie ai finanziamenti che saranno messi a disposizione da Roma.
L'obiettivo del piano è rafforzare il sistema di cura nelle Regioni del Sud, che però senza il sostegno di Roma non avrebbero le forze per competere con le strutture del Nord. Nasceranno quindi gli "ospedali nazionali di riferimento", con uno status speciale che consentirà loro di disporre, grazie ai fondi specifici dedicati, di assunzioni e tecnologie. Il livello di cure di questi centri dovrà essere molto alto e garantire assistenza in rami complessi, dalla cardiochirurgia alla neurochirurgia, fino all'oncologia pediatrica.