Cinque fermi tra Veneto e Lazio: uno dei giovani è accusato di omicidio premeditato. Amine Gara, 23 anni, è morto dissanguato dopo un colpo al collo
Una rissa esplosa nel cuore della notte tra giovani stranieri, l'uso di coltelli e cocci di bottiglia, un ragazzo tunisino di 23 anni colpito al collo e morto dissanguato in pochi minuti. È il drammatico scenario avvenuto a Rovigo lo scorso 20 luglio. A quattro giorni dai fatti, la Polizia ha fermato cinque persone tra Veneto e Lazio, tutte ritenute coinvolte nell'episodio violento. Uno di loro è accusato di omicidio aggravato e premeditato. Le indagini, coordinate dalla Procura di Rovigo, proseguono per accertare le dinamiche esatte dello scontro e chiarire le responsabilità individuali.
La violenza si è scatenata nella notte tra sabato 20 e domenica 21 luglio nei giardini pubblici tra Corso del Popolo e il monumento a Giacomo Matteotti, nel cuore di Rovigo. Un luogo frequentato da giovani, soprattutto nelle ore serali. Secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine, lo scontro avrebbe coinvolto almeno due gruppi, con l'uso di coltelli e bottiglie spaccate. Amine Gara è stato colpito al collo da un coccio di vetro: la ferita ha provocato un'emorragia fatale. Un altro uomo, connazionale della vittima, è stato ferito gravemente all'addome ed è ancora ricoverato in prognosi riservata.
I cinque provvedimenti di fermo sono stati eseguiti il 24 luglio dalle squadre mobili di Rovigo, Chieti e Latina, coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovigo. Le operazioni si sono svolte in contemporanea tra il Veneto e il Lazio. Solo uno dei cinque giovani fermati è accusato direttamente dell'omicidio, con l'aggravante della premeditazione: secondo le prime ricostruzioni, avrebbe colpito la vittima deliberatamente al collo, utilizzando un coccio di bottiglia come arma. Gli altri quattro sono ritenuti partecipi della rissa, e a loro carico emergono indizi di vario tipo raccolti tramite testimonianze e analisi dei filmati delle telecamere della zona.
La Squadra Mobile e la Digos di Rovigo stanno proseguendo con gli accertamenti. Oltre alla testimonianza dei presenti, fondamentali si stanno rivelando i video delle telecamere di sorveglianza del centro. In quelle immagini si vedrebbero momenti cruciali della rissa, che potrebbero essere determinanti per confermare le responsabilità individuali. Gli investigatori stanno inoltre cercando di chiarire se l'aggressione sia nata da un diverbio precedente o se si sia trattato di una violenza improvvisa. L'area era particolarmente affollata per le finali del Mondiale Under 20 di rugby, evento che ha attirato molti giovani nel centro cittadino quella sera.
Amine Gara aveva 23 anni, era di origine tunisina e viveva tra Rovigo e il basso Padovano. Era regolarmente presente in Italia e svolgeva lavori saltuari. Chi lo conosceva lo descrive come un ragazzo tranquillo, poco incline al confronto e spesso riservato. Alcuni testimoni hanno riferito che durante la rissa Amine potrebbe essere intervenuto per difendere un amico, ma questo dettaglio è ancora al vaglio degli inquirenti. La sua morte ha scosso profondamente la comunità locale e quella tunisina, che ha organizzato una veglia silenziosa nei pressi del luogo dell'aggressione.