La prima Corte d'Assise di Roma ha accolto una richiesta sollevata dalle difese, inviando gli atti alla Corte Costituzionale
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Nell'ambito del processo Regeni, la prima Corte d'Assise di Roma ha accolto una richiesta sollevata dalle difese degli imputati egiziani ammettendo una questione di costituzionalità e ha quindi inviato gli atti alla Consulta. Il nodo è relativo al diritto di difesa e alla nomina di consulenti tecnici. I giudici hanno ritenuto la questione "non manifestatamente infondata" e "rilevante" al fine della definizione del giudizio. Il processo è stato ora sospeso in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale.
I quattro 007 egiziani imputati nel processo (Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif) sono accusati di omicidio, sequestro di persona e tortura. L'eccezione riguardante il gratuito patrocinio per la difesa d'ufficio è stata sollevata durante l'ultima udienza del processo per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore scomparso a Il Cairo il 25 gennaio 2016. Sul suo cadavere, ritrovato il 3 febbraio, c'erano segni di tortura.
"Siamo soddisfatti della decisione, perché la Corte d'Assise ha rilevato la possibile violazione del diritto di difesa, che nasce a seguito della prima sentenza della Corte Costituzionale che ha creato una figura ibrida di imputato - ha spiegato l'avvocato Tranquillino Sarno, che difende uno degli 007 egiziani -. Questo perché in concreto di diritto è assente, ma di fatto è irreperibile", ha concluso Sarno.