L'uomo, che nega ogni accusa, ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Per gli inquirenti, prima ha strangolato la fidanzata e poi ha inscenato il suo suicidio
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Si è avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al gip, Daniele Re (34 anni), arrestato mercoledì 16 luglio con l'accusa di omicidio aggravato per la morte della compagna Ramona Rinaldi (39 anni), trovata impiccata nella casa della coppia a Veniano, in provincia di Como, all'alba dello scorso 21 febbraio. L'uomo - che si trova in carcere milanese di San Vittore - ha tuttavia rilasciato spontanee dichiarazioni, sul cui contenuto non filtrano dettagli. Già in passato, interrogato in Procura a Como, si era dichiarato estraneo a tutte le contestazioni.
Il ritrovamento e i primi dubbi - All'alba del 21 febbraio, Re aveva chiamato i soccorsi sostenendo di essersi svegliato attorno alle 5 del mattino e di non avere trovato la compagna, salvo poi scoprirne il cadavere nella cabina doccia. Inizialmente, quello di Rinaldi era sembrato un suicidio: la donna, madre di una bimba di 6 anni, è stata trovata impiccata. I successivi sopralluoghi dei carabinieri avevano tuttavia destato i primi sospetti: non si capiva, infatti, chi e perché avesse azionato la lavatrice installata in bagno. Non solo: i vicini di casa avevano rivelato di avere udito un forte tonfo nel cuore della notte, attorno all'1, rumore che l'indagato ha sostenuto di non avere udito.
Il picco di consumo energetico - A indurre la Procura della Repubblica di Como a chiedere e ottenere l'arresto di Re è stato un picco di consumo energetico nel cuore della notte, a cavallo tra il 20 e il 21 febbraio. Secondo gli inquirenti, il picco di consumo confermerebbe i tre cicli di lavaggio effettuati quella notte dalla lavatrice. Nell'asciugatrice, collocata sopra alla lavatrice, i carabinieri hanno trovato la maglia del pigiama di Rinaldi, che presenterebbe piccole tracce di sangue. Sulla maniglia dell'asciugatrice è stata poi rinvenuta un'impronta del pollice dell'indagato.
La ricostruzione degli inquirenti - Nella ricostruzione dell'accusa, Re avrebbe strangolato a morte la compagna con una cintura o un laccio, dopo averla picchiata, probabilmente al culmine di un litigio. Poi avrebbe tentato di simulare un suicidio, appendendo il corpo alla doccia e lavando i suoi vestiti sporchi di sangue. Il movente del delitto sarebbe da ricercarsi nel fatto che la donna avesse manifestato l'intenzione di separarsi.