Bari, uccise l'ex fidanzato per un gioco erotico finito male: 26enne condannata a 16 anni
L'omicidio risale al 2018. La donna aveva sparato al suo compagno in testa nel sonno con un colpo di pistola calibro 9
La 26enne Mariangela Losurdo è stata condannata a 16 anni di reclusione per aver ucciso il fidanzato Pierpaolo Perez, 49 anni, il 26 giugno 2018 a Bitetto (Bari) nell'abitazione in cui convivevano.
Alla base del delitto ci sarebbe un gioco erotico finito male. La donna ha sparato al suo compagno in testa nel sonno con una calibro 9. Poco prima aveva inoltre scoperto che la madre aveva intrattenuto una relazione con l'uomo.
La sentenza, pronunciata dal gup del Tribunale di Bari, ricalca la richiesta del pubblico ministero. Le motivazioni saranno depositate fra 90 giorni. Il processo si è svolto in rito abbreviato.
Il movente - La stessa gip che nel dicembre 2020 dispose l'arresto, scriveva nell'ordinanza che "resta allo stato incomprensibile il movente del delitto. Non emergono sufficienti elementi per attribuirgli uno sfondo passionale", cioè legato alla relazione sentimentale che la vittima aveva anche con la madre della Losurdo. Negli atti si legge inoltre che "non è del tutto chiaro se la figlia sapesse o meno della relazione anche della madre" con Perez.
L'accusa e il processo - Stando a quanto contestato nel capo d'imputazione, Perez venne ucciso "con un colpo di pistola a distanza ravvicinata, circa 5-10 centimetri, nella regione frontale sinistra da Mariangela Losurdo, approfittando del fatto che la vittima stesse dormendo sul divano della cucina". Tenuto conto della minorata difesa della vittima, è stata contestata l'aggravante. All'imputata, arrestata a dicembre 2020 e ristretta nel carcere di Reggio Emilia, sono state riconosciute le attenuanti generiche. Con la sentenza sono state riconosciute provvisionali ai familiari della vittima che si sono costituiti parte civile con l'avvocato Domenico Di Ciaula.
Dell'omicidio inizialmente era stato accusato il padre della ragazza, Pietro Losurdo, esponente del clan Parisi ed ex collaboratore di giustizia, le cui dichiarazioni furono smentite dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.
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