La sentenza

Tempio Pausania, Ciro Grillo e i tre amici condannati per stupro di gruppo

Assente in aula la principale accusatrice, una studentessa italo-norvegese, che denunciò di aver subito violenze, la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019, nella villetta della famiglia Grillo a Porto Cervo

22 Set 2025 - 19:48
 © Ansa

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Il collegio del Tribunale di Tempio Pausania ha inflitto 8 anni di reclusione a Ciro Grillo, figlio di Beppe (fondatore del M5s), Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, 6 anni e 6 mesi a Francesco Corsiglia. Si chiude così con la condanna di tutti e quattro gli imputati il processo di primo grado per lo stupro di gruppo ai danni di due giovani donne avvenuto la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo. Nessuno dei quattro era in aula. Assente anche la principale accusatrice, la studentessa italo-norvegese all'epoca 19enne.

Il collegio ha riconosciuto ai quattro le attenuanti generiche e deciso una provvisionale di 10mila euro da liquidare alle parti civili per Ciro Grillo, Lauria e Capitta, di 5mila euro invece per Corsiglia. Quest'ultimo è stato condannato per stupro di gruppo ma assolto dall'accusa di aver molestato l'amica della studentessa italo-norvegese prendendo e diffondendo le foto a fondo sessuale scattate mentre la ragazza dormiva sul divano nella villetta della famiglia Grillo. In sede civile verranno poi stabiliti i risarcimenti alle parti lese. 

Il procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, aveva chiesto una condanna a 9 anni per tutti gli imputati.

Difensore di Ciro Grillo: "Delusi e faremo appello"

 "Siamo molto delusi, ribadiamo il fatto che siamo convinti della nostra innocenza. Proseguiremo nei gradi di giudizio successivi. Aspettiamo i motivi della sentenza e poi ovviamente proporremo appello. Non ci aspettavamo questa sentenza". Così l'avvocato Enrico Grillo, che difende Ciro Grillo, condannato insieme a suoi tre amici per stupro di gruppo.
 

Giulia Bongiorno, legale della vittima: "Scoppiata in lacrime"

  "Come ha reagito la mia assistita quando le ho comunicato la sentenza? È scoppiata in lacrime, lacrime di gioia, piangeva e mi ringraziava". Lo ha detto l'avvocata Giulia Bongiorno, che difendeva la studentessa italo-norvegese, al termine dell'ultima udienza a Tempio Pausania. "Nonostante le prove fossero poderose, non ci si abitua mai ad attendere una sentenza e quindi c'era tanta emozione. In questo percorso è stata crocifissa, massacrata, questa sentenza oggi non trova la fine della sua sofferenza ma trova il significato della sua sofferenza perché ha denunziato, ha creduto nella possibilità che ci fosse la giustizia.

Credo che sia veramente una sentenza importante, perché significa che quando ci sono delle violenze non vince l'ostruzionismo ma vince chi ha il coraggio di denunziare. Questa sentenza ha un forte valore per tutte le donne. Quando a una ragazza si fanno migliaia di domande e si dice che se a qualcuna risponde non ricordo significa che dice falso si potrebbe temere di non essere creduti, ma noi avevamo una certezza".

"Alle donne: denunciate"

 Quale è stato il momento più difficile del processo? "All'inizio come ricorderete non sono entrata subito nel processo, sono entrata quando questo processo in realtà sembrava non avere evoluzioni, era una fase in cui le indagini andavano per le lunghe ed ero indecisa se accettare. Dopo aver ascoltato e visto la mia assistita ho pensato che era estremamente importante esserci perché dovevamo lavorare molto perché guardate questi processi sono in salita. Alla mia assistita dicevano che era una mezza pazza, dall'altro che era assetata di sesso. Quindi dico a tutte le donne di denunciare". 

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