Dopo il trasferimento a Rebibbia l'ex dirigente, condannato a sei anni per il crollo di un viadotto nell'Avellinese, si lamenta: "In queste condizioni violato il mio diritto alla difesa per il disastro di Genova"
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Tre mesi dopo il suo trasferimento a Rebibbia l'ex a.d. di Autostrade Giovanni Castellucci, condannato a sei anni per il crollo del viadotto nell'Avellinese, si lamenta per le condizioni della reclusione, a partire dal sovraffollamento. "Siamo in sei in una cella che potrebbe ospitare solo quattro persone", accusa. E in una lettera affidata a una sua legale, Sarah Bignazzi, chiarisce: "Il trasferimento qui da Bollate ha avuto l'effetto, se non anche il fine, di rendere per me impossibile leggere gli atti e commentarli con i miei avvocati".
Per Castellucci è infatti ancora in corso il processo per la tragedia del Ponte Morandi e questa situazione, accusa, lede il suo diritto alla difesa. "Lontano dalla mia famiglia e dai miei interessi - avverte nel documento portato in aula -, non riesco a comunicare con i miei legali se non per mail e solo con dieci minuti telefonici a settimana per tutti i procedimenti".
Inoltre, continua secondo quanto riferisce la "Repubblica", "nonostante varie richieste che i miei legali hanno avanzato permane l'impossibilità di trasmettermi verbali e atti sotto forma elettronica". La condizione in cui si trova, avverte, rende irrinunciabile poter disporre di documenti in formato digitale vista la ristrettezza degli spazi e la ricca mole della documentazione necessaria. Eppure, sostiene, risulta finora impossibile ricevere gli atti necessari in formato digitale.
Ecco dunque la segnalazione di tutte le problematiche in una lettera che Castellucci ha voluto sottoporre al tribunale perché vengano fatte "le opportune valutazioni e azioni necessarie al fine di garantire il diritto alla difesa. Anche perché vorrei rendere dichiarazioni spontanee". Alla richiesta dell'ex a.d. di Aspi è arrivato l'appoggio di almeno una parte civile e quindi Castellucci potrebbe essere chiamato in causa il magistrato di sorveglianza di Roma. L'ex dirigente si trova in carcere in seguito alla condanna per il disastro del viadotto di Acqualonga (Avelllino) del 28 luglio 2013, in cui morirono 40 persone. Nel crollo del Morandi a Genova, il 14 agosto 2018, si contano 43 vittime.