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"Coronavirus shop", vendevano online mascherine a prezzi folli spacciandole come antidoti: 14 indagati

La guardia di finanza ha sequestrato gli articoli in una maxi operazione che da giorni vede aumentare la lista dei truffatori. In totale sono 33 le persone accusate di frode in tutta Italia

"Coronavirus shop", articoli spacciati come antidoti e venduti a prezzi folli

Mascherine e altri articoli spacciati come antidoti del coronavirus sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Torino in una maxi operazione che ha scoperchiato una rete di imprenditori che vendeva online, in siti chiamati "Coronavirus Shop", il materiale "miracoloso". Nell'ultimo blitz sono 14 gli impresari accusati di frode. Sale così a 33 in pochi giorni il bilancio dei truffatori del web indagati.

Gli articoli "antidoti del Covid-2019"I venditori di sedicenti antidoti offrivano articoli "pronti a garantire una protezione totale dal contagio dal Coronavirus": ionizzatori d'ambiente, mascherine, tute, guanti protettivi, prodotti igienizzanti, occhiali, kit vari, facciali filtranti, copri-sanitari, integratori alimentari. Gli imprenditori pubblicizzavano in maniera ingannevole gli articoli, che potevano "garantire l'immunità totale dal Covid-19".

 

Kit venduti a prezzi folli Anche in questo caso i prezzi alla vendita per ogni singolo articolo hanno raggiunto le migliaia di euro. I Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego Torino, coordinati dai magistrati Vincenzo Pacileo e Alessandro Aghemo della Procura di Torino, sono riusciti a identificare gli italiani responsabili di frode in commercio. Rischiano ora fino a 2 anni di reclusione.

 

Operazione partita da Torino ma che riguarda tutto il territorio nazionale La frode scoperta dalle fiamme gialle torinesi riguarda tutto il territorio nazionale. Ferramenta, commercianti di detersivi, autoricambi, coltivatori diretti e allevatori di bestiame, venditori porta a porta, profumerie queste le attività dei "furbetti del web". Torino, Cosenza, Napoli, Foggia, Rimini, Salerno, Caserta, Modena, Cagliari, Campobasso, Mantova e Macerata, invece, le province coinvolte nell'operazione.

 

Segnalate 16 società all'autorità giudiziaria: rischiano dalle sanzioni pecunarie alle revoche delle licenze I finanzieri, chiudendo il "cerchio" intorno a questa prima fase investigativa, hanno inoltre segnalato all'autorità giudiziaria le 16 società coinvolte per la responsabilità amministrativa derivante dalla commissione dei reati, violazioni queste, che prevedono sanzioni e pene severissime; si va dalle sanzioni pecuniarie, alla confisca del profitto ottenuto, alla revoca delle licenze, sino al divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione.

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