I due esperti cercheranno in aula di smontare l'esito dell'autopsia. Secondo loro, incaricati dalla difesa del 15enne in carcere per omicidio, la ricostruzione va rivista. Fu davvero spinta giù dalla terrazza?
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Si complica il caso di Aurora Tila, la ragazzina morta dopo essere precipitata dal settimo piano del palazzo in cui viveva, a Piacenza, il 25 ottobre. Secondo quanto scrive "Libertà", due esperti della difesa contestano infatti le conclusioni del medico legale Giovanni Cecchetto e la tesi della Procura secondo cui il suo ex, un 15enne, l'avrebbe fatta cadere dal terrazzo dove era salito con lei. I due medici legali Mario Tavano e Attilio Maisto, consulenti della difesa del ragazzo, in carcere da oltre sei mesi, esporranno la loro versione il 19 giugno in tribunale a Bologna, dove avrà inizio il processo con rito abbreviato.
Il 15enne, arrestato per omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva con la vittima, ha sempre negato le sue responsabilità. Inizialmente, dopo la richiesta di giudizio immediato del sostituto procuratore Simone Purgato, si era fissato l'avvio del processo, con rito ordinario, per il 9 luglio, con la conseguenza che la prova di colpevolezza o innocenza si sarebbe formata in aula attraverso le testimonianze. Ma l'avvocato difensore del 15enne, Ettore Maini, ha ottenuto il rito abbreviato, che si basa sugli atti raccolti dalla Procura e che prevede uno sconto di pena in caso di condanna.
Inoltre il rito abbreviato, secondo la decisione della giudice Chiara Alberti, sarà "condizionato: saranno quindi ascoltati in aula i due consulenti di parte. E sono loro a definire "criticabili" le conclusioni del medico legale, incaricato dalla Procura per i minorenni di Bologna di spiegare le cause della morte della 13enne. La dinamica della caduta, secondo Cecchetto, è "incompatibile con un suicidio". L'analisi delle lesioni del cranio farebbe pensare a una caduta all'indietro, probabilmente per una spinta, e non in avanti, come sarebbe in caso di un gesto estremo volontario. Ma questa conclusione viene messa in dubbio da Tavani e Maisto in base alle lesioni riscontrate alla testa.
Viene anche contestato il fatto che Aurora sia rimasta aggrappata alla ringhiera e il fidanzato l'abbia colpita più volte sulle mani. Le lesioni sulle nocche, dicono i due esperti, sarebbero dovute all'impatto con il terreno e non ai colpi del fidanzato. E ancora, non viene ritenuta valida l'ipotesi che Aurora sia stata scaraventata oltre il parapetto: a suggerire ai due medici questo dubbio è la valutazione delle ecchimosi sulle braccia della ragazza.
C'è poi il nodo delle testimonianze raccolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza, in particolare quelle di due persone che passeggiavano in zona, che sarebbero state attirate dalle urla del palazzo di via IV Novembre. La difesa sottolinea che i due avrebbero descritto dettagliatamente la scena nonostante la distanza. Avrebbero visto che il 15enne la spingeva, la sollevava e la buttava di sotto. Avrebbero anche visto che lei si aggrappava alla ringhiera e che il ragazzo le colpiva le mani con le ginocchia.