A San Vittore con il marito e il convivente

Ucciso e bruciato a Sesto San Giovanni, il menage a trois della donna fermata: "Pensavo di avere pietà, ma nulla"

Valentina Peroni, la 36enne finita in carcere con il marito e il convivente per l'omicidio dell'italo-turco Hayati Aroyo, tra festini hot e bugie, aveva rivelato alla vittima di aspettare un figlio

22 Set 2025 - 11:50
 © Tgcom24

© Tgcom24

La vittima, l'italo-turco Hayati Aroyo, il 62enne ucciso e bruciato il 23 luglio a Sesto San Giovanni (Milano) quella sera aveva fatto per lei un bonifico di 100 euro per pagarle il taxi. Ma lei, la 36enne Valentina Peroni di Busto Arsizio (Varese), ora in carcere con il marito Emanuele Paganini, 38 anni, e il loro convivente, l'albanese 33enne Elvis Simoni (con precedenti per reati legati all’immigrazione e guida senza patente) per omicidio, aveva preferito farsi dare, con marito e convivente, un passaggio da un amico estraneo ai fatti. Tutto era stato pianificato. E' entrata in casa, lasciando aperta la porta per Simoni che ha sferrato le 30 coltellate, prima di mettere il corpo sul letto e cospargerlo di candeggina per dargli fuoco.

Le indagini

 Dopo mesi di indagini complesse, coordinate dalla Procura di Monza e condotte dalla Squadra Mobile di Milano con il supporto del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica, si è arrivati, dunque, al fermo dei tre, tutti legati a motivazioni personali che avrebbero portato alla pianificazione dell'omicidio. Il gruppo si era conosciuto online su un sito di incontri e pare si frequentasse da giugno.

Gli investigatori, infatti, hanno ricostruito minuziosamente la rete di amicizie della vittima e i rapporti con i sospetti, analizzando telecamere di sorveglianza, tabulati telefonici e intercettazioni. Il 62enne sembra organizzasse dei festini in cui veniva spacciata cocaina. E durante uno degli ultimi incontri, Haroyo avrebbe preso a schiaffi e parolacce la Peroni. 

Ma un video hard, in cui la donna era stata ripresa con un altro uomo, rappresenterebbe il movente principale dell'omicidio: Simoni temeva che il filmato potesse essere diffuso, compromettendo la Peroni. Per questo motivo era deciso a eliminare Aroyo.

E la notte del delitto è stata rivista nei dettagli, con ogni spostamento e ruolo dei tre fermati accuratamente documentato. Al termine degli accertamenti, gli uomini sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio, la donna presso quella di Milano, in attesa della convalida del fermo da parte del gip.

La ricostruzione del delitto

 Mentre nell'appartamento si commetteva l'omicidio, il marito della donna faceva da palo, fuori. Gli inquirenti erano arrivati al trio già pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere. "Le aveva detto di aspettare un figlio da lui e lui era felice, ma per me era un ricatto": questa la prima soffiata arrivata agli investigatori da un amico di Aroyo. Da qui sono partite le indagini, che si sono mosse tra festini hot, droga, ricatti e bugie.

Fino alle prime ammissioni della donna al centro del giallo, intercettate in un messaggio Whatsapp al convivente albanese: "Avevo paura di provare pietà, ma non l'ho provata. Quando guardavo, era per vedere se provavo qualcosa, ma nulla". 

Con l'omicidio aggravato contestata anche la rapina

 Il trio avrebbe commesso anche un grave errore. Dalla casa aveva sottratto denaro, tre carte di credito, un tablet e il cellulare dell'italo-turco, ed è per questo che oltre all'omicidio aggravato è contestata anche la rapina. I dispositivi elettronici erano stati fatti sparire temendo, forse, che al loro interno vi fosse un filmato che riprendeva la donna in atteggiamenti intimi e la vittima potesse diffonderlo. Mentre con le carte di credito della vittima i tre hanno cercato di fare degli acquisti in esercizi commerciali vicini a casa loro e hanno giocato anche in una sala slot.

Scattato l'alert per l'uso abusivo delle carte, le immagini delle telecamere acquisite dalla Mobile hanno consentito l'identificazione della donna e i tabulati suoi, del marito e dell'abanese hanno fatto il resto. Quest'ultimo ha anche fatto davanti al pm di Monza delle ammissioni.

La donna al centro della vicenda

 "Aroyo le comprava tutto, dalla cocaina ai piercing e al mangiare. Valentina sapeva dove lui teneva la droga. Passava giorni interi con lui". L'amico della vittima continuava così a fornire informazioni utili alle indagini, come riporta Il Corriere della Sera. E la bugia di quel figlio in arrivo poteva essere il gancio per tenersi stretta l'italo-turco, che all'amico aveva confessato di essere stufo di lei. 

Un mese dopo il delitto sui dispositivi di Valentina Peroni gli investigatori hanno trovato le ricerche sul nome di Hayati. Dopo aver letto gli articoli, preoccupata, aveva scritto a Simoni: "Amor, ho brutte sensazioni". Quest'ultimo aveva confidato alla madre di volersi trasferire all'estero fino a che "non si fossero calmate le acque". 
 

Morto Aroyo, però, la 36enne sarebbe stata pronta a far scattare un'altra trappola, continuando a necessitare di denaro per sostenere "i suoi vizi" e per trovare droga di "buona qualità", riferisce Il Corriere. E così il 22 agosto Peroni aveva fatto delle ricerche su Instagram. La parola chiave era "schiavi". Ma i primi contatti erano andati a vuoto.

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri