Orrore in Friuli

Gemona del Friuli (Udine), uomo ucciso e fatto a pezzi al culmine dell'ennesima lite: arrestate per omicidio madre e compagna

Il corpo di Alessandro Venier, 35 anni, è stato ritrovato smembrato nella cantina di casa e poi le due donne avrebbero coperto i resti con la calce. Tra le ipotesi della Procura anche quella dell'avvelenamento 

31 Lug 2025 - 20:26
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Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso e fatto a pezzi all'interno della propria abitazione di Gemona, in provincia di Udine. La madre e la compagna della vittima sono state arrestate con l'accusa di omicidio. Il cadavere (scoperto nei giorni scorsi) era nascosto nella cantina dell'abitazione coperto con calce viva, probabilmente per mascherarne la decomposizione e ritardare il ritrovamento da parte delle autorità. Gli investigatori sospettano che possa essere avvelenato o colpito con un oggetto affilato o entrambe le ipotesi. L'omicidio, avvenuto alcuni giorni fa, sarebbe scaturito al culmine dell'ennesima lite, in un clima di grande tensione da mesi. Per gli inquirenti un primo chiarimento sulle modalità in cui sia stato ucciso potrebbe emergere dall'interrogatorio di venerdì e dagli esami tossicologici sul cadavere.

La famiglia viveva in un clima di tensione da mesi

 Prende sempre più corpo la ricostruzione secondo la quale la lite finale, in un clima di grande tensione da mesi, sia avvenuta a tavola, la sera del crimine, alcuni giorni fa. L'uomo avrebbe aggredito le due donne che gli chiedevano collaborazione nelle faccende domestiche. Per mamma e compagna l'atteggiamento dell'uomo, di totale indisponibilità, sebbene non lavorasse da tempo, era ingiustificabile. Nonostante non contribuisse al sostentamento della famiglia, nemmeno dopo la nascita della figlia, avrebbe tenuto atteggiamenti sempre più minacciosi e violenti, culminati nell'aggressione a tavola, dopo essere stato rimproverato perché non aveva preparato la cena, come aveva promesso.

L'ipotesi dell'avvelenamento

 Circa i farmaci che potrebbero essere stati somministrati, nella casa da qualche mese ce n'era una consistente disponibilità perché la compagna della vittima avrebbe sofferto di una depressione post partum, per la quale sarebbe stata anche presa in carico dal locale Centro di salute mentale.

La coppia aveva una bimba di sei mesi

 La coppia ha una figlia di soli sei mesi che è stata affidata ai Servizi sociali comunali. La comunità locale del piccolo centro friulano è letteralmente sotto shock per le modalità efferate del delitto. I vicini sono increduli che la mamma della vittima possa essere coinvolta nel crimine: si tratta di un'infermiera conosciuta da tutti, che si è sempre prodigata per gli altri.

La scoperta del cadavere e la scena del delitto

 Il corpo di Venier è stato rinvenuto smembrato all'interno della cantina della sua abitazione, situata in una zona residenziale di Gemona. Le condizioni del cadavere, secondo quanto appreso da fonti investigative citate dall'Ansa, hanno immediatamente indirizzato i sospetti verso un delitto particolarmente efferato. La presenza della calce viva sui resti ha fatto ipotizzare un tentativo rudimentale di occultamento, volto a impedire l'avanzata decomposizione e la diffusione dell'odore. Gli inquirenti hanno messo sotto sequestro l'intero edificio e avviato rilievi scientifici per raccogliere ulteriori prove.

Arrestate la madre e la compagna della vittima

 Le due donne – la madre e la compagna della vittima – sono state interrogate separatamente dalle forze dell'ordine. Gli elementi raccolti durante le prime ore dell'indagine hanno portato rapidamente alla ricostruzione preliminare dell'accaduto. Sarà fondamentale l'analisi dei reperti raccolti sulla scena del crimine e dei dispositivi elettronici sequestrati. La Procura di Udine ha disposto l'autopsia sul corpo di Venier per determinare con esattezza le cause del decesso e l'orario della morte.

Chi era Alessandro Venier: la vittima e il contesto familiare

 Alessandro Venier, 35 anni, viveva con la madre e la compagna in un'abitazione apparentemente tranquilla. Le testimonianze raccolte nel vicinato descrivono una famiglia riservata, che non aveva mai dato segnali di tensioni gravi. Le autorità mantengono il massimo riserbo sull'identità delle due donne coinvolte, ma confermano che i rapporti interni alla famiglia potrebbero essere stati compromessi da dinamiche complesse, su cui gli inquirenti stanno ora cercando di fare luce.

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