Lo dice un rapporto IDOS

I "nuovi italiani" salutano il Belpaese, un terzo degli espatriati è nato all'estero

Tra il 2023 e il 2024 su circa 270mila espatri complessivi di cittadini italiani, ben 87mila hanno riguardato persone nate all'estero 

07 Lug 2025 - 17:24
 © Ansa

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"Un Paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via", scriveva ne La luna e i falò Cesare Pavese, senza sapere forse che avrebbe anticipato le idee di tanti connazionali anni dopo. I giovani italiani fuggono dall'Italia e spesso si tende a credere che ad animare questo esodo siano solo motivazioni collegate al lavoro. Per quanto la voglia di una carriera professionale migliore resti comunque una importante spinta per chi desidera di espatriare, cresce sempre più la percentuale di chi lascia il Belpaese anche per altre ragioni. Tanti per esempio abbandonano il proprio Paese anche perché fanno fatica a sentirsi pienamente inclusi nella società in cui sono cresciuti. Questo vale soprattutto per i ragazzi italiani di seconda generazione, sempre più propensi ad  abbandonare quei luoghi che avevano rappresentato l'Eldorado per i loro genitori appena qualche decennio prima.

Spesso la voglia di scappare si palesa nei "nuovi" italiani molto presto. Appena terminato il percorso di studi, molti guardano già a un possibile trasferimento negli altri Paesi europei. Questo perché in realtà molti continuano a sentirsi "cittadini di serie B". A dirlo è il rapporto del centro studi Idos che invita a una "riflessione politiche di inclusione", suffragando l'idea con una pletora di dati abbastanza espliciti forniti direttamente dall'Istat: tra il 2023 e il 2024 su circa 270mila espatri complessivi di cittadini italiani, ben 87mila hanno riguardato persone nate all'estero e successivamente naturalizzate italiane. Una quota rilevante, pari a circa un terzo del totale. Va tuttavia, per completezza ricordato, che il calcolo si fonda principalmente sulle nuove iscrizioni all'Aire e tiene conto solo dei giovani figli di stranieri arrivati in Italia da piccoli e poi naturalizzati, escludendo quindi quelli nati direttamente in Italia.

Nuovi italiani, nuovi espatriati

 Anche così però il vice-presidente dell'Idos invita a non sottovalutare il trend: "Registriamo un aumento medio del 53,8% rispetto al 2022, segno di una dinamica che rivela un fenomeno ormai profondo e strutturale. Ma dove vanno tutti questi giovani italiani che potrebbero invertite la rotta di un Paese sempre più vecchio? La lingua imparata in famiglia rappresenta spesso e volentieri un fattore decisivo per la scelta della meta finale: i ragazzi figli di genitori africani tendono a preferire la Francia al 45% mentre, chi ha origini asiatiche (India, Pakistan, Bangladesh), sceglie al 72,9% il Regno Unito. Restano poi i comunitari, che si dirigono soprattutto verso la Germania (23,8%). Mentre i sudamericani si dividono tra un ritorno nel Paese d'origine (54%) e una nuova emigrazione verso la Spagna (16%). Ciò che preoccupa in particolar modo è che in gran parte si parla di persone qualificate, cresciute e formate anche professionalmente dal sistema italiano, che tuttavia fa fatica ad assorbirle. Tra coloro che partono molti hanno un alto titolo di studio, esperienze internazionali, padronanza di più lingue. Non a caso si inseriscono spesso in ambiti accademici, creativi e digitali nei Paesi di destinazione, lasciando una Nazione dove in molti settori si fa cronica la mancanza di turnover tra generazioni.

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