Il racconto a "È sempre Cartabianca": "Mi è capitato anche di avvisare conoscenti"
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Emergono nuovi dettagli sul gruppo Facebook Mia Moglie, in cui più di 30 mila iscritti, tutti uomini, condividevano immagini private delle proprie compagne, mogli o ex a loro insaputa. A "È sempre Cartabianca" parla Biancamaria Furci, attivista che si è infiltrata nel gruppo prima che venisse chiuso.
"C'erano alcuni post che mi hanno particolarmente turbata - spiega -, perché veniva proposto di tendere delle imboscate a queste donne. Qualcuno nei commenti ha chiesto in merito alla foto di una donna: ma non è che potresti dirci dove lavora così magari una volta la aspettiamo nel parcheggio? Questa è cultura dello stupro".
Furci, 31enne genovese, ha raccontato al programma condotto da Bianca Berlinguer di aver trovato nel gruppo molti suoi concittadini: "Mi è capitato di trovare un professionista che mi aveva in cura - ha detto -, c'era anche il Direttore di un laboratorio di analisi di uno dei principali ospedali di Genova, poi dipendenti della pubblica istruzione, un insegnante di asilo. E ancora: tanti poliziotti, anche un ispettore capo della Polizia di Stato".
L'attivista poi sottolinea come persone che si identificavano nelle forze dell'ordine, minimizzavano la gravità di quei commenti e di quel materiale: "Nel momento in cui arrivavano utenti indignati per quei contenuti, questi rispondevano: lavoro alla polizia postale, non succederà niente". Furci poi ha aggiunto un altro aspetto del gruppo: dover informare conoscenti di essere finite nel gruppo: "Ho dovuto avvisare molte persone di ritrovarsi lì perché le loro foto erano state condivise da ex o partner. Sicuramente quella è stata la parte più dura".